Dal grande centro al futuro di Mario Draghi, Carlo Calenda a tutto tondo ai microfoni di Anni 20 – Notte. Il leader di Azione è tornato sul “caso” suppletive Roma, con la rinuncia di Conte alla corsa al seggio: «Ha rinunciato per la mia possibile candidatura? Non lo so, Conte dice di no, ma io non è che ce l’avessi con Conte. In questa circoscrizione di Roma centro il M5s ha preso il 5,3%, mentre il nostro partito 32%. Per me il messaggio è chiaro: i romani non vogliono più vedere il Movimento 5 Stelle. Riproporre un 5 Stelle con i voti del Pd non l’ho condiviso, per questo mi sono candidato. Poi Conte si è ritirato, anche se ha detto di non volersi mai candidare. Io non mi candiderò, abbiamo candidato una consigliera regionale molto brava: la mia era una mossa per stoppare il M5s».



Carlo Calenda si è poi soffermato sulle possibili dinamiche partitiche, lanciando una frecciatina al Partito Democratico e alla sinistra in generale: «Il Pd ormai è avvinghiato in un balletto mortale con il M5s. Il centro è stato un luogo di conservazione politica e di tatticismo, ma non è ciò che stiamo cercando di fare con Azione. Io sto facendo entrare molti amministratori locali, facciamo proposte molto dettagliate. La destra lo ha fatto, la sinistra s’è dimenticata come si fa. Renzi? Non ci incrociamo, non puoi tenere insieme business e politica. E ci sono dei cicli nella vita del Paese, credo che il percorso non sia di alleanza parlamentare».



CARLO CALENDA E LA CORSA AL QUIRINALE

«In caso di elezioni anticipate ripeterei la stessa esperienza romana a livello nazionale, la gente ti premia se fai così», ha spiegato Carlo Calenda, per poi commentare il dibattito sul contributo di solidarietà che ha acceso lo scontro all’interno della maggioranza: «È una cosa un po’ incomprensibile: lo stesso governo sta facendo un taglio di tasse di 8 miliardi. La distribuzione di quel taglio è sbagliata, andrebbe fatta sui giovani. Farlo sulle bollette è un controsenso. Anche Draghi sbaglia? Ci mancherebbe, alcune cose di Draghi non le ho condivise, come la riforma fiscale o la chiusura di Industria 4.0. Ma è il più bravo che abbiamo». Carlo Calenda ha poi analizzato la corsa al Quirinale, ribadendo il suo giudizio sul futuro di Draghi: «La mia proposta politica è sempre la stessa. Draghi dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi, spero che ci sia una maggioranza più larga possibile: siamo in una condizione di gravissimo rischio per il Paese. Tutte le forze dovrebbero abbandonare le velleità anti-euro e anti-Ue. Fuori Conte, Salvini e Meloni? Devono scegliere loro: dobbiamo restare nella Serie A europea. Chi condivide la democrazia liberale e l’europeismo deve stare insieme – ha concluso Carlo Calenda – la lotta destra-sinistra ha rotto le balle».

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