Dall’emergenza sanitaria alla corsa al Colle, passando per il reddito di cittadinanza: Carlo Calenda a tutto tondo ai microfoni di Porta a porta. Il leader di Italia Viva ha esordito fornendo il suo appoggio al super green pass: «Io sono molto d’accordo, noi rischiamo di pagare per colpa di persone che, contro ogni evidenza scientifica, decidono di non vaccinarsi. Nelle democrazie la minoranza va tutelata, ma non fino al punto da mettere a rischio la salute della maggioranza e l’economia di tutti: oggi i contagi sono ancora un decimo dell’Austria, che ha optato per il lockdown per non vaccinati, ma bisogna sapere che da adesso in poi i costi non possono essere pagati da tutti». L’ex titolare del Mise ha aggiunto: «Noi non pensiamo mai ai fragili, mia moglie è stata malata di leucemia, ha avuto un trapianto tre anni fa. Farà la terza dose, è una persona a rischio. Per fortuna lei sta bene, ma c’è gente che sta male, che deve andare in ospedale, ma le terapie intensive sono occupate da altre persone: non è più ammissibile, non possiamo permettercelo, non è giusto e non è etico».
Dopo una riflessione sulle criticità legate all’ipotesi obbligo vaccinale – «è molto complesso. Se metti l’obbligo vaccinale, nei luoghi di lavoro chi non si vaccina viene licenziato. E’ una misura durissima. L’equilibrio che va cercato stringe sempre di più senza arrivare a strappi che sono deflagrazioni. Io sarei favorevole, ma questa norma è durissima e rischia di creare un conflitto gigantesco: andiamo per gradi, rafforziamo il green pass e se non funzionerà arriveremo all’obbligo» – Carlo Calenda si è soffermato sulla corsa al Quirinale: «Noi conteremo pochissimo, la nostra presenza è ridotta, ma c’è una cosa chiara: se Draghi rimane a Palazzo Chigi, il sistema politico italiano cambia. Attorno alla sua figura, si chiude una stagione di conflitto durissimo e si apre una stagione in cui si trova una larga convergenza per fare il Pnrr anche nella prossima legislatura. Se Draghi va al Quirinale – la puntualizzazione di Carlo Calenda – tutto questo non accade: non credo all’idea che governerà tutto dal Colle. In quel caso, dobbiamo aspettarci un inasprimento dei toni e una situazione in cui torniamo esattamente a quello che era prima, e questo il Paese non se lo può permettere».
CARLO CALENDA SUL REDDITO DI CITTADINANZA
Carlo Calenda è poi intervenuto nel dibattito sul reddito di cittadinanza, una «misura fatta con i piedi» secondo l’ex ministro dello Sviluppo Economico: «Il rdc ci costerà 21 miliardi fino al 2022, secondo altre fonti 26 miliardi. E’ la fiscalità generale che paga questo reddito. E’ vero che le truffe sono poco rilevanti dal punto di vista numerico, ma quanti sono i controlli in percentuale? Sono molto pochi. Oggi c’è un problema: un giovane fino a 25 anni guadagna 9.900 euro all’anno, il 60% guadagna meno di quello che guadagnerebbe con il Rdc. Un giovane dai 25 ai 30 anni guadagna in media 15.500 euro all’anno: il 40% guadagna di meno di quanto percepirebbe col sussidio». Carlo Calenda ha evidenziato: «Gli 8 miliardi di euro per le tasse vanno usati sui giovani, vanno azzerate le tasse per chi ha meno di 25 anni e vanno dimezzate per chi ne ha tra 25 e 30 anni. E bisogna rivedere la struttura del Rdc, pensandola per un Paese che ha nel nero una forma strutturale: il reddito si è inserito in un Paese che fa del nero una roba normale – l’analisi di Carlo Calenda – Il rdc va usato per fare emergere chi non evade, ma oggi succede il contrario».