Qui sotto trovate la lunga lettera di dimissioni dell’ormai ex Pd Carlo Calenda, ricordiamo entrato nelle file dem il giorno dopo la sconfitta alle Elezioni Politiche del 4 marzo 2018 proprio per dare una mare e ricostruire il partito rinnovandolo. Il progetto, secondo l’ex Ministro, è naufragato e l’ultimo passo è stato proprio l’accordarsi con i 5Stelle per un Conte bis. Potrebbe non essere l’unico Calenda a lasciare il Pd nei prossimi giorni – Matteo Richetti oggi in Direzione Nazionale è stato l’unico a votare contro la relazione di Zingaretti sull’accordo con Di Maio – e quel che è certo è il senso di “bufera” che alberga dentro i circoli dem per l’alleanza con il partito che più di tutti ha osteggiato e attaccato il Pd in questi anni. Nelle varie risposte social di queste ore – Calenda è da sempre un twittatore molto attivo – l’ex dem ammette «Non sarei potuto entrare in un Governo che non condividevo. E credimi nulla mi avrebbe fatto più felice che poter tornare al Mise. Nulla. È il lavoro che ho amato di più. Ma non si può. La reputazione è una». Il ritorno al Ministero dello Sviluppo Economico poteva infatti essere una valida alternativa dopo il buon lavoro svolto – specie sul fronte della Politica Industriale 4.0 – nel Governo Gentiloni ma per Calenda l’essere al tavolo con Di Maio e chi ha fatto l’esatto contrario delle sue riforme sarebbe stato troppo: «Da democratico non ho paura delle elezioni. Cercare di salvare la democrazia dalla democrazia conduce alla dittatura. Tentare di farlo attraverso compromessi sui valori conduce al rafforzamento della destra e al discredito». (agg. di Niccolò Magnani)
“LASCIO IL PD: TROPPO L’ACCORDO CON M5S”
Carlo Calenda si dimette dalla direzione nazionale del Pd in disaccordo con la decisione del Partito Democratico di formare un governo con il MoVimento 5 Stelle. L’ex ministro dello Sviluppo Economico, che da giorni aveva manifestato il suo dissenso su Twitter rispetto alla svolta aperturista nei confronti dei grillini, ha annunciato la sua decisione in una lettera inviata al segretario Nicola Zingaretti e al presidente Paolo Gentiloni:”Caro Nicola, Caro Paolo, vi prego di voler accettare le mie dimissioni dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico. E’ una decisione difficile e sofferta”, ha scritto. Calenda ha motivato:”Dal giorno della mia iscrizione ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione è semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti. Questo è il caso del M5S”.
CARLO CALENDA SI DIMETTE DAL PD
Nella lunga lettera inviata a Zingaretti e Gentiloni, Carlo Calenda ha espresso il suo convincimento riservando una stoccata a Renzi:”Le elezioni sarebbero state una sfida difficile. Un Governo di destra appariva senz’altro l’esito più probabile. Più probabile, ma non certo. Abbiamo visto in altri paesi europei come la vittoria della destra, data per certa nei sondaggi sia stata poi smentita nelle urne. Sarebbe stata una bella battaglia. Avremmo chiamato alla mobilitazione l’Italia seria, quella che lavora, produce, studia e fatica. Da quella sfida saremmo usciti comunque più forti e coesi. So che condividete queste riflessioni. Ne abbiamo parlato tante volte. E comprendo le condizioni difficilissime in cui vi siete trovati ad agire. Anche per questa ragione sono rimasto in silenzio fino all’apertura delle consultazioni. Ma non posso far finta di non vedere la responsabilità che vi siete assunti rinunciando a guidare il partito nella direzione che ritenevate giusta per paura di perderlo”. Poi la chiosa:”Le 280.000 persone che mi hanno accordato il loro voto di preferenza alle elezioni europee sapevano perfettamente come mi sarei comportato in caso di accordo con i 5S. A loro devo innanzitutto coerenza. Lavorerò in Europa nel gruppo SeD, mentre in Italia rafforzerò SiamoEuropei per dare una casa a chi vuole produrre idee concrete per una democrazia liberal-progressista adatta a tempi più duri e non ha paura del confronto con i sovranisti. Cercherò di mobilitare forze nuove. La mancanza di decoro generalizzata degli attori di questa crisi dimostra chiaramente che c’è l’urgenza di chiamare all’impegno una nuova classe dirigente. Le elezioni arriveranno. Le avete solo spinte più in là di qualche metro. Quando sarete pronti a lottare ci troveremo di nuovo dalla stessa parte”.