Carlo Celadon oggi ha 54 anni e quando ne aveva 19 fu vittima del rapimento più lungo della storia italiana. Un sequestro di persona record, 831 giorni nelle mani dei rapitori prima della liberazione dietro pagamento di un riscatto di 7 miliardi di lire. La sua atroce storia e la sua testimonianza sono state protagoniste di una puntata di Storie di sera, il format condotto su Rai 1 da Eleonora Daniele nell’ottobre 2023.



È stata dura“, ha commentato Carlo Celadon ai microfoni della trasmissione, rompendo il silenzio sulla terribile vicenda dopo 35 anni dai fatti. La sua prigionia è durata 2 anni e 3 mesi, 7 i covi in cui è stato tenuto nascosto, legato con una catena, nel cuore dell’Aspromonte in preda a incessanti torture fisiche e psicologiche. Carlo Celadon fu rapito la sera del 25 gennaio 1988 nella villa della sua famiglia ad Arzignano, in provincia di Vicenza. A lungo i sequestratori gli avrebbero fatto credere che il padre, Candido, lo volesse morto e fosse determinato a non pagare. 3 mesi dopo il rapimento, in una drammatica telefonata a casa, implorò il genitore di salvarlo da quell’incubo. Un inferno dal quale si è salvato incredibilmente dopo 27 mesi.



Carlo Celadon: il rapimento più lungo della storia italiana

Carlo Celadon, figlio di un noto imprenditore della zona, frequentava l’ultimo anno di Liceo Scientifico quando, intorno alle 19:30 del 25 gennaio 1988, finì nelle mani dei rapitori. Un gruppo di uomini armati e incappucciati fece irruzione nella villa della famiglia, dove lui si trovava in quel momento a cena, da solo, mentre il padre e i fratelli erano fuori. Legato e imbavagliato, fu portato via per precipitare in un limbo di terrore e angoscia dal quale sarebbe riemerso soltanto 2 anni e 3 mesi più tardi. “2 anni rinchiuso nelle grotte dell’Aspromonte – ha raccontato al Corriere della Sera, decenni dopo, Carlo Celadon –, negli ovili o dentro spazi angusti, incatenato, bendato, col divieto di urlare, con l’impossibilità perfino di alzarmi in piedi, mi hanno insegnato a dominare le mie emozioni, a soffocare la rabbia“.



Vedo la ricostruzione della vicenda in terza persona – ha dichiarato Carlo Celadon poche ore fa a Storie di sera, come se fosse successo a un altro e non a me. Non è una cosa che mi sono imposto, è qualcosa che, forse, grazie al tempo è avvenuto in maniera naturale. Ricordo di aver molto pregato in prigionia, una preghiera rivolta al riuscire a superare il dopo sequestro, se fossi tornato a casa. Sentivo che non avevo più la testa, mi sentivo letteralmente impazzire“. Il padre Candido Celadon, in una conferenza stampa del 5 maggio 1991, descrisse le condizioni drammatiche in cui il figlio tornò libero: “Non so neanche se arriva a 50 chili, ha le gambe come i reduci dei campi di concentramento tedeschi. L’hanno trattato in modo bestiale, tutti, le forze dell’ordine, i carabinieri, hanno detto che non hanno mai visto trattare un essere umano in questa maniera. L’hanno picchiato, lo lasciavano anche 3 giorni senza mangiare. Era disperato, aveva le notizie loro, cioè che io non volevo pagare e non avevo pagato, l’hanno plagiato a un punto tale che sono riusciti veramente a convincerlo e non voleva vedermi (…). Topi e pulci lo hanno divorato, non capisco questo trattamento disumano, questo è torturare“.