Carlo Cracco scende in campo in prima persona e si improvvisa anche “buttadentro” per riportare la gente nel suo locale in questa Fase 2 dell’emergenza Coronavirus: lo chef stellato originario del Vicentino, infatti, pur non potendo servire gli avventori nel proprio locale ma solo fornire un servizio di take-away, ha dato vita a questa singolare iniziativa e davanti al suo ristorante, ubicato in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, vestito in modo casuale e rigorosamente con mascherina chirurgica sul volto ha cominciato a invitare i passanti a servirsi presso di lui e spiegando anche in maniera dettagliata come funziona il servizio d’asporto dei piatti che escono dalla sua cucina e rispettando ovviamente le nuove norme sanitarie del Governo. E, dopo aver fatto parlare di sé per essersi speso come volontario e aver cucinato in un ospedale da campo del capoluogo lombardo, pare che la sua strategia di… guerrilla marketing in strada abbia riscosso molti apprezzamenti, mostrando ad alcuni degli avventori un Cracco spogliato delle vesti di semplice cuoco ma come imprenditore desideroso di riaprire la sua attività dopo il lockdown.
CARLO CRACCO, DA CHEF A ‘BUTTADENTRO’ PER PROMUOVERE LA SUA CUCINA
Negli scorsi giorni proprio Carlo Cracco, in attesa che anche in Lombardia possano riaprire bar e ristoranti, aveva avuto modo di dire la sua a proposito del modo in cui gli esercenti del comparto in cui anche lui opera possano operare in sicurezza e tutelare anche la salute dei clienti: “Barriere di plexiglass nel mio locale? Ma piuttosto chiudo!” aveva sbottato il 54enne chef nel corso di una intervista concessa su Raio Rai 1 a “Un giorno da pecora”, spiegando che quella soluzione avanzata da alcuni non lo trovava d’accordo e che invece lui preferiva invece piuttosto preservare quella che è la sacralità del pranzo, o della cena, al ristorante diminuendo invece i coperti all’interno ma evitando barriere o altri apparati divisori. Da qui la volontà di riavviare l’attività e di fornire per ora un servizio di take-away di alta qualità a cui peraltro hanno aderito non solo i piccoli ristoratori ma anche alcuni colleghi “stellati” di Cracco, mostrando come l’emergenza possa almeno avere tra i pochi esiti positivi quello di riscoprire una cucina di qualità anche se non consumata in locali esclusivi.