Carlo De Benedetti, storico editore de “La Repubblica”, è stato ospite di Piazzapulita, trasmissione di La 7 condotta da Corrado Formigli. Fra i tanti temi affrontati nel corso del suo intervento, c’è stato, inevitabilmente, il Coronavirus. “Il cambiamento che il Covid-19 ha comportato nel mondo – ha dichiarato De Benedetti – è di una dimensione che nessuno ha previsto in politica, senza prendere in esame politici dissennati come Trump e Bolsonaro. L’opinione pubblica, tuttavia, non ha capito cosa stesse accadendo: Anthony Fauci, esperto virologo americano, ha detto che non ci daremo più la mano. Noi ce la diamo dall’epoca dei Greci!”. L’editore ha poi sottolineato come le disuguaglianze siano arrivate a livelli insostenibili e come il virus abbia accelerato il cambiamento storico non soltanto delle nostre abitudini, ma anche del modo di fare economia, con la bilancia tra lavoro e capitale riequilibrata in favore del lavoro. A precisa domanda circa l’inadeguatezza del Governo italiano alla gestione della crisi, De Benedetti ha risposto: “Non è stato l’unico Governo a dimostrarla. Il primo provvedimento economico è stato di 2,5 miliardi di euro, poi di 25, poi di 55. C’è stata una discrasia fra quello che era necessario e quello che è stato fatto”.
CARLO DE BENEDETTI: “FCA? SEGUIRE L’ESEMPIO DELL’OLANDA”
Nell’asserire che 96 decreti attuativi per far finire i soldi nell’economia reale sono troppi, Carlo De Benedetti ha poi commentato così il prestito da 6,3 miliardi di euro richiesto all’Italia da FCA con garanzia dello Stato: “Credo che dovrebbero essere poste delle condizioni. L’Olanda, Paese dove FCA ha sede legale, ha detto nelle scorse ore che le aziende che riceveranno aiuti non potranno distribuire dividendi, aumentare lo stipendio dei manager e acquistare azioni proprie. perché non farlo anche qui?”. Infine, un riferimento alla vendita di Gedi alla famiglia Elkann: “Non mi sembra particolarmente interessante o elegante discutere di cosa fanno gli altri. Certamente, l’ho detto, è stata una decisione sciagurata quella dei miei figli. Sin da piccolo mi hanno insegnato che i regali non si vendono e sinceramente mi sono pentito di aver donato loro l’azienda”. Una ferita non ancora rimarginata per De Benedetti, che ha ammesso di aver trascorso un periodo felice con Gedi.