Nel corso della trasmissione “In Onda”, condotta su La 7 da David Parenzo e Luca Telese, è intervenuto l’imprenditore Carlo De Benedetti, il quale ha subito preso la parola in replica al fenomeno della migrazione nel Mediterraneo. “In realtà è una tragedia epocale quella che ci troviamo di fronte, che riguarda anche il Nord America, con i continui flussi tra Messico e Stati Uniti d’America, oltre che il Pakistan e i Paesi del Medio-Oriente. Mi sento un po’ umiliato a sentire parlare di barboncini di fronte a un fenomeno di questo genere e credo che gli italiani meriterebbero analisi più serie, piuttosto che parlare di queste stupidaggini”. In merito, invece, alla politica nostrana, De Benedetti, stuzzicato sull’argomento dai presentatori, ha rivelato di non sostenere alcun partito: “Non prendo tessere neanche di bocciofile, figuriamoci di un partito. Ho la carta di credito in tasca e basta. Il PD di Zingaretti? Lo vedo un po’ confuso, però se guardo altrove la confusione mi pare generale e anche più acuta”.



CARLO DE BENEDETTI: “SÌ ALLE AUTOSTRADE PUBBLICHE”

Cambiando poi completamente tematica, Carlo De Benedetti ha rivelato di essersi fatto “un’idea positiva del fatto che le autostrade tornino a essere di proprietà pubblica, perché è stato sbagliato privatizzarle in passato e questo lo pensavo già prima del crollo di Ponte Morandi. Aver trasformato Ponzano Veneto nella nuova Iri è stato un errore”. In merito proprio alla nuova infrastruttura genovese, inaugurata nelle scorse ore, De Benedetti ha sottolineato le straordinarie capacità ingegneristiche e costruttive italiane: “Devo dire che veramente era una bellezza quella cerimonia, anche nella sua pacatezza, nella sua completezza. Mi è piaciuto tantissimo il discorso di Renzo Piano, che mi ha commosso. Il modello Genova non penso sia replicabile, però: è figlio di una situazione anche da un punto di vista umano e cittadino irripetibile. Non si poteva non fare quello che si è fatto e adottarlo per altre situazioni lo troverei sbagliato:le cose dovrebbero accadere con la normalità, non con l’eccezionalità”.



 

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