Un Carlo De Benedetti “show” quello visto ieri a “Otto e Mezzo”, in rampa di lancio con il nuovo quotidiano “Domani” che a settembre spunterà nelle edicole con la gestione di Stefano Feltri e con tutta l’intenzione di “rubare” pubblico a Repubblica e Fatto Quotidiano. Lancia appelli al Governo («serve una patrimoniale annuale»), attacca gli editori-approfittatori e lancia una frecciata durissima al Sole 24 ore, il tutto in neanche 40 minuti di trasmissione. «A parte Cairo, per gli altri editori la stampa non è il business principale, e dunque usano i loro giornali per i loro interessi economici prevalenti, e questo è un dramma»: le parole sono divenute virali e subito Dagospia ha velenosamente notato come De Benedetti, ex plenipotenziario del gruppo Espresso-Repubblica, patron della Cir, con interessi in energia e componentistica auto, in realtà ha compiuto rapidamente un’opera di «rivergination così eclatante». La Gruber ha giustamente ribadito come in realtà quelle accuse fatte dal’85enne ex n.1 di GEDI erano le stesse che venivano mosse contro di lui all’epoca: risultato, De Benedetti glissa e nemmeno l’altro ospite Padellaro (ex direttore Fatto Quotidiano) coglie la palla al balzo per “insistere” sul punto nodale.



DE BENEDETTI CONTRO RENZI, CONFINDUSTRIA E IL PREMIER CONTE

Spunti invece più politici nella seconda parte dell’intervista tv per l’editore pronto alla nuova esperienza nel mondo del editoria con il nuovo “Domani”: prima un attacco ben assestato all’ex Premier Matteo Renzi, poi un appello-richiesta direttamente al Premier Conte. «Mettere in discussione Nicola Zingaretti è una cosa che puzza tanto di Renzi. Nel Pd qualcuno ha voluto aprire una discussione sul leader: Zingaretti è troppo debole», sostiene De Benedetti facendo riferimento alle polemiche di Giorgio Gori, sindaco di Bergamo ed ex renziano forse non del tutto “staccato” da quel primigenio cordone ombelicale. facendo poi riferimento agli Stati generali, l’ex editore di Repubblica attacca Confindustria della neo-direzione Bonomi ma non difende neanche le politiche del Governo Conte: «Non condivido i toni usati da Confindustria, certe dichiarazioni sfiorano l’eversività», lamenta De Benedetti aggiungendo «qualche giorno fa ho fatto un’intervista per il Sole 24 Ore. Il giorno successivo è uscito un editoriale del direttore di Domani Stefano Feltri in cui criticava il presidente di Confindustria Bonomi. A quel punto, ho scoperto che la mia intervista al Sole è stata cancellata. Ho anche scritto al direttore Tamburini per chiedere spiegazioni, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta. Hanno censurato un’intervista che non parlava nemmeno di Confindustria ma solo del mio nuovo giornale».



E Conte? «Non hanno un progetto per il Paese. A settembre si risolverà tutto con mance e polizia, un po’ di ordine pubblico e un po’ di modesti regali che non modificano lo stato d’animo della gente che è incazzata». Secondo Carlo De Benedetti non serve dunque un piano ricco di “sogni” ma piuttosto un provvedimento anche duro da attuare con continuità: «Per risolvere il problema delle disuguaglianze sociali ci vuole una patrimoniale annuale come fa la Svizzera, dove non ci sono pericolosi comunisti. Penso a una tassazione sul patrimonio dello 0,8% annuo, che sarebbe giusta perché darebbe un segno nella risoluzione delle disuguaglianze. La patrimoniale è impopolare ma è giusta». Dunque niente taglio dell’iva, piuttosto una patrimoniale annua che qualche “brivido” alla schiena di imprenditori e lavoratori di mezzo Paese ha di sicuro fatto correre…