Il nome di Carlo di Borbone può essere inserito a pieno titolo nella storia di Napoli proprio per i risultati che è riuscito a ottenere pur essendo diventato sovrano a soli diciotto anni. E’ stato lui il 17 maggio 1734 a entrare nel capoluogo campano e a renderlo capitale di uno Stato tornato ad essere sovrano e indipendente.
Sotto il suo regno sono stati diversi i successi ottenuti, a partire dalla conquista del Regno di Napoli e del Regno di Sicilia e a toglierla agli austriaci. E’ inoltre riuscito ad assumere un incarico importante come quello di Duca di Parma e Piacenza, ruolo assunto grazie all’intercessione della mamma Elisabetta Farnese. Ed è proprio grazie alla donna che è riuscito ad acquisire la Collezione Farnese, che è ora conservata nella città del Vesuvio, uno dei motivi per cui molti turisti decidono di trascorrere qualche giorno in città.
Carlo di Borbone: la particolare scelta del nome
Secondo quanto stabilito, lui avrebbe dovuto essere riconosciuto come Carlo VII di Napoli, ma lui stesso aveva rifiutato quella denominazione per poter risultare più vicino ai cittadini. Lui, infatti, non amava considerarsi superiore ai sudditi e preferiva così essere chiamato semplicemente “Carlo“. Grazie a questa scelta lui desiderava inoltre sottolineare di essere il sovrano di uno Stato che doveva essere considerato indipendentemente dal resto della Penisola.
Ancora adesso lui può essere considerato un esempio di quello che all’epoca veniva considerato “sovrano illuminato“. A corte, infatti, erano presenti intellettuali, artisti e uomini politici che portavano avanti le idee dell’Illuminismo che nel ‘700, detto appunto secolo dei lumi. L’obiettivo era quello di sottolineare quanto l’uso dell’intelletto, e quindi della ragione, potesse essere fondamentale per superare la superstizione.
Tra i motivi per cui viene ricordato oggi c’è la sua scelta, coraggiosa per l’epoca, di tassare i beni ecclesiastici, una misura di cui si parla ancora oggi per il Vaticano, ma che non è più stata applicata.