Per Carlo Bulletti, specialista in ginecologia e ostetricia, ora professore incaricato alla Yale University, Carlo Flamigni, papà della fecondazione assistita e morto all’età di 87 anni, ha rappresentato “un maestro a tutto tondo” con “un profilo scientifico altissimo”Lo ha ricordato così, come riporta Il Resto del Carlino, uno dei suoi allievi che ha proseguito: “Compassionevole e Persona con la P maiuscola, capace di studi scientifici rilevanti e di offrire un cuscino con un sussurro allo orecchio a chi si svegliava dalla anestesia di una 19”. Ad intervenire anche Renato Seracchioli, uno dei suoi più stretti collaboratori e grande amico, il quale ha asserito come riferisce il medesimo quotidiano: “Grazie a lui sono arrivato alla clinica di ginecologia di Bologna, nel 1983, quando allora si cominciava a lavorare sulla fecondazione assistita”. Il loro, ha raccontato, fu un incontro casuale ma importantissimo. Lo aveva incontrato l’ultima volta circa una settimana fa nella sua casa di San Varano, in provincia di Forlì. Serracchioli ha anche ricordato come la sua fosse “una mente incredibilmente colta, aperta e brillante” e “una di quelle persone che ti segnano la vita perché hai sempre qualcosa da imparare”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
ADDIO AL PAPÀ DELLA FECONDAZIONE ASSISTITA
E’ morto Carlo Flamigni, medico, ginecologo, scrittore nonchè padre della fecondazione assistita. Aveva 87 anni, attento ai diritti delle donne, sostenitore della libertà di scelta in campo bioetico (non senza rischi e polemiche sollevate) e per la difesa di leggi come quella sull’aborto. Membro del Comitato nazionale di Bioetica e direttore della clinica ostetrica dell’Università di Bologna, viveva a Forlì nella casa di famiglia, e a comunicare la notizia del suo decesso è stato il figlio, Carlo Andrea: “Ciao papà – scrive su Facebook – speravo che questo momento non arrivasse mai, il dolore è grande almeno quanto il bene che ti ho voluto… ma un giorno ci rivedremo prof”. Come detto in apertura, Flamigni è fra i massimi esperti mondiali in quanto a fecondazione assistita, ed aveva preso parte in modo attivo al dibattito sviluppatosi in occasione dell’approvazione delle legge 40 del 2004, che introdusse questa tecnica di nascita anche nel nostro paese. “Ero con lui ieri sera – le parole di Carlo Bulletti, professore alla Yale University – è una perdita da molti punti di vista incommensurabile, è uno degli ultimi veri maestri sia sul piano scientifico che personale ed umano: sapeva insegnare cose di mestiere e saggezza di vita, un uomo di spessore raro”.
CARLO FLAMIGNI, LA LAUREA NEL ’59 POI L’INIZIO DI UNA BRILLANTE CARRIERA
Così invece lo ricorda Corrado Melega, ex direttore della maternità dell’ospedale Maggiore di Bologna, una sorta di suo discepolo: “Se n’è andato un pezzo della mia vita e della storia della medicina bolognese e italiana. Un uomo importante, innovativo, polemista, di rottura. Lavorava ancora, non tanto come ginecologo ma era diventato esperto di bioetica, si interessava di problemi che riguardavano l’etica della riproduzione, della genitorialità. Si è battuto per i diritti delle donne, era un grande paladino della laicità. Sono rimaste famose le sue battaglie contro il conservatorismo, il conformismo, un certo tipo di cattolicesimo di retroguardia. O ancora la sua attività a difesa della 194 e per la fecondazione assistita. Inseriva questi temi in un orizzonte più generale di tolleranza, di libertà d’espressione e di scelta: tutte quelle cose che in Italia, in questo momento, sono in pericolo”. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bologna nel 1959 ha ricoperto ruoli di assoluto prestigio nel suo campo, oltre ad aver prodotto più di mille pubblicazioni. Domani dalle 14 alle 19 e martedì dalle 7 alle 14 si terrà la camera mortuaria presso la sua città, Forlì.