La campagna vaccinale procede, ma i riflettori sono accesi sulla variante Delta. L’Iss ha reso noto che i casi sarebbero intorno al 16,8%, l’immunologo Carlo La Vecchia ha spiegato ai microfoni de La Stampa che ci sarà un appiattimento della curva e una possibile ripresa del numero dei casi: «Quando arriverà al 20-25%, ci sarà un impatto».



L’Italia, dunque, farà i conti con quanto avvenuto già in Regno Unito e Israele, ovvero con un’inversione di tendenza dei casi. Carlo La Vecchia ha poi aggiunto: «C’è un aumento degli accessi negli ospedali del Regno Unito, più o meno un raddoppio nell’arco di 15 giorni dell’accesso nelle terapie intensive, ma i numeri assoluti sono comunque bassi. E poi non c’è praticamente un impatto sui decessi. Questo non esclude che le cose possano un po’ peggiorare in futuro, ma rende estremamente improbabili ulteriori ondate di dimensioni analoghe a quelle dello scorso inverno per ciò che concerne Covid grave, ospedalizzazioni e decessi».



CARLO LA VECCHIA: “ANTICIPARE RICHIAMI PER OVER 60”

Carlo La Vecchia ha messo in risalto l’importanza della vaccinazione, in grado di proteggere anziani e adulti, ma bisogna procedere con le secondi dosi per avere una protezione completa dalla variante Delta. Attenzione particolare a sessantenni e settantenni che non hanno ancora ricevuto le due dosi, per loro andrebbero anticipati i richiami: «Per gli over 60 bisognerebbe anticiparli. Andrebbero fatte fare 6-7 milioni di dosi. Poi ci si deve concentrare sulle seconde dosi a chi ha tra 50 e 59 anni. Anche se è difficile in questo momento cambiare l’impostazione della campagna vaccinale». Per Carlo La Vecchia, dunque, sarebbe meglio aspettare a vaccinare i ragazzini, considerando che si ammalano molto poco e quasi mai gravemente se hanno meno di venti anni. Una battuta anche sull’immunità di gregge: «Non torneremo mai più ai livelli di marzo 2020 o all’inverno 2021 ma dobbiamo abituarci a convivere con questi strumenti che ci consentono di contenere la diffusione e le conseguenze cliniche».

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