Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, ha parlato sulle pagine de La Stampa. “L’inflazione rallenta la crescita”, spiega, anche se avremmo bisogno di “altri interventi per sostenerla”. Se si interrompesse però il flusso di gas dalla Russia i problemi non sarebbero pochi: “Significherebbe andare verso una recessione certa con una perdita di posti di lavoro significativa. Per l’Italia l’alternativa non è tra la pace e il condizionatore ma tra la pace e che cosa mangiamo”. Attenzione, però: “dobbiamo evitare questa alternativa”.



Il consigliere delegato della prima banca d’Italia spiega: “Indubbiamente ci troviamo di fronte ad una ulteriore complessità che rende più difficile il percorso di uscita dalla pandemia. Questa guerra ha prima di tutto un impatto drammatico dal punto di vista umanitario, soprattutto per chi, come la nostra generazione, non ha mai vissuto una situazione di conflitto armato come questo. È chiaro che ci saranno implicazioni di carattere economico e geopolitico e soprattutto la necessità che ogni singolo Paese in Europa riveda le proprie priorità. Deve farlo, dove possibile, in modo coordinato. Come Italia dobbiamo farlo partendo dalla nostra condizione: abbiamo dei punti di forza assoluti e se lavoriamo su questi punti di forza con una visione di medio periodo saremo in grado di uscire, anche da questa condizione, in una situazione migliore”.



Carlo Messina: “Recessione? Dipende dal gas”

Nella sua intervista a La Stampa, Carlo Messina spiega: “È chiaro che avremo una crescita toccata in modo significativo prima di tutto dall’incremento dei prezzi delle materie prime e del comparto alimentare, quindi un effetto che prescinde dalla guerra e nasce da un’inflazione in aumento”. Quando si parla di recessione, il consigliere delegato è chiaro: “No, a meno che non venga interrotto totalmente il flusso di gas dalla Russia. L’inflazione è certa ma se riusciremo a impostare delle azioni in grado di sostenere la crescita e mitigare il disagio sociale, così come è stato fatto per superare la pandemia, saremo ancora in tempo per evitare quel rischio”.



Chiudere i rubinetti di gas proveniente dalla Russia è possibile? Carlo Messina analizza così la situazione: “Dipende dai costi che siamo disponibili ad accettare. Interrompere il rubinetto del gas significherebbe andare verso una recessione certa con una perdita di posti di lavoro significativa. Nel quadro di sanzioni attuale, rimboccandoci le maniche ce la faremo. Uno scenario di totale rinuncia al gas russo ci vedrebbe in sofferenza per qualche anno. Se riteniamo che questo sia il nostro contributo per fermare il conflitto, il Paese intero dovrà adeguarsi a quanto il governo indica, anche se credo sia una valutazione da fare con grandissima attenzione”.