Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato ospitato a Che tempo che fa da Fabio Fazio, dove ha risposto, inizialmente, alla sua domanda sul 25 aprile, festa che sta rivelando alcune divisioni all’interno del paese. “Se fosse per me”, ha confessato il ministro, “dovrebbe diventare una festa non solo nazionale, ma anche europea perché la distruzione del nazifascismo è un elemento che deve unificare le democrazie”.
Passando, invece, alla cronaca, Carlo Nordio è stato interpellato sul caso di Alfredo Cospito e sul possibile sconto di pena a cui pensa la Corte Costituzionale, ma anche sul 41bis, spiega che “le leggi vanno applicate, si può essere d’accordo o no, ma vanno applicate. Nel caso di Cospito vi erano tutte le condizioni definite dagli uffici giudiziari affinché il provvedimento potesse essere mantenuto”. Sul dibattuto 41bis, invece, Carlo Nordio ritiene che non vi sia l’intenzione “della politica di cambiare il 41bis. Quando si è discusso in Parlamento tutte le forze politiche, e dico tutte, si sono espresse contro il 41bis perché tutti lo vogliono mantenere, ma poi si deve decidere se farlo solo per mafiosi e terroristi, o anche per altri”.
Carlo Nordio: “Migranti? Il decreto Cutro non serve da deterrente”
Parlando dei migranti, invece, Carlo Nordio spiega che “nessuno crede che aumentando di uno o due anni le pene per gli scafisti il fenomeno possa essere interrotto o eliminato“. La norma “ha un significato di attenzione politica, ovvero che il governo è attento a combattere il traffico di esseri umani. Serve a dimostrare che siamo molto attenti a questo fenomeno sempre sottovalutato e mai affrontato in termini razionali, ma molto spesso emotivi”.
“Dobbiamo tenere presente”, spiega Carlo Nordio, “che nel continente africano ci sono 100milioni, forse 200milioni di persone che vivono in condizioni di disagio e possono essere vittime di questi trafficanti. Arrivano indebitati e per poter pagare i debiti contratti sono costretti a delinquere. È un problema estremamente complesso. Dobbiamo pensare a delle collaborazioni europee”, sostiene Carlo Nordio, “che incanalino la manodopera necessaria e aiutino i veri deboli nelle loro terre di appartenenza, dalle quali penso siano a primi a non volersene andare”.
Carlo Nordio e la riforma della giustizia
In chiusura, Carlo Nordio ha anche parlato della sua attesissima riforma della giustizia. “Non si può fare in pochi mesi”, spiga, “capisco l’impazienza ma quando si formula una legge nuova anche una virgola va calibrata. Entro maggio presenteremo il primo pacchetto di riforme, in senso garantista, che significa l’enfatizzazione della presunzione di innocenza”, evitando per esempio la violazione della libertà individuale prima del processo, “ma significa anche certezza della pena. Dobbiamo lavorare per fare del carcere uno strumento di educazione e rieducazione, anche attraverso l’attività fisica e lo sport. In seconda battuta, arriveranno le riforme costituzionali, che chiederanno più tempo”.