Carlo Nordio, ex procuratore di Venezia, è intervenuto sulle colonne del quotidiano “Libero” per commentare la Riforma della Giustizia sostenuta con forza dal Governo Draghi, sottolineando le capacità del ministro Marta Cartabia, giudicando il suo testo “il migliore dai tempi di Guido Gonella”. L’obiettivo che ci si poneva con questo provvedimento era quello di garantire all’Europa un’inversione di tendenza in merito alla giustizia e ottenere così gli aiuti economici. Cartabia, dunque, “ha fatto ciò che le si chiedeva di fare e ha dimostrato di essere all’altezza del compito. L’Italia ha avuto alcuni ministri della Giustizia altrettanto titolati e prestigiosi, che però sono stati deludenti nel raggiungere gli obiettivi”.



Con questo passaggio, la Riforma Bonafede, ex ministro della Giustizia, è stata di fatto cancella. Ci sarà un regime particolare per i reati di mafia, terrorismo, traffico internazionale di stupefacenti e violenza sessuale, per i quali il giudice potrà prorogare i termini della prescrizioni: “Sono aggiustamenti che non faranno né male né bene. Questa riforma non influirà molto sulla lunghezza dei processi, salvo aver eliminato l’obbrobrio della loro eterna durata introdotta da Bonafede. Ciò che conta è aver dato un segnale all’Ue per ottenere gli aiuti necessari”.



CARLO NORDIO: “ORA OCCUPARSI DEL PROCESSO CIVILE”

Nel prosieguo dell’intervista su “Libero”, Carlo Nordio ha affermato che ora bisogna occuparsi del processo civile: “Un sorteggio vero richiederebbe una riforma costituzionale, un sorteggio a metà richiederebbe un consenso che in questo parlamento non c’è. Speriamo quindi nel prossimo Parlamento, e soprattutto nel referendum”.

In ogni caso, per l’ex procuratore della città lagunare quella relativa al processo civile è la riforma più importante, poiché, in questo momento, l’emergenza è essenzialmente economica e la lentezza delle cause impatta sull’economia ancora di più di quella dei processi penali, perché impedisce gli investimenti degli stranieri in Italia e favorisce la fuga all’estero degli investimenti degli italiani. Non vi è, dunque, tempo da perdere, a giudizio dell’intervistato.