Meno si 24 ore fa – precisamente l’11 luglio 2024 – la Camera ha dato il via libera definito ai primi 8 articoli (in quest’altro articolo trovate tutti i dettagli) che apriranno la strada alla tanto attesa e decantata riforma della giustizia: fiore all’occhiello della strategia politica del ministro Carlo Nordio che proprio oggi ha commentato alcuni dei punti principali della sua – ora approvata – legge con la redazione del Corriere della Sera. Il punto di partenza (forse ovviamente) non può che essere l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio, visto da Carlo Nordio e dai suoi fedelissimi come un vero e proprio intralcio per le pubbliche amministrazioni e gli enti locali; ma altrettanto fermamente criticato dai suoi oppositori che temono possa servire come una sorta di via libera a delinquere per i cosiddetto ‘colletti binachi’.
“Il nostro arsenale penale contro i comportamenti illeciti dei pubblici ufficiali infedeli – spiega subito il ministro al Corriere – è il più potente nell’UE” e grazie all’abrogazione dell’abuso crede che si potrà arrivare a “rimedi più efficaci, rapidi e deterrenti del reato”; mentre a chi critica il fatto che l’articolo abrogato causerà una vera e propria ‘amnistia’ per 4mila condannati, Carlo Nordio risponde che lo stesso accadde “con l’aborto”, coerentemente con il “principio del diritto” per cui “quando si elimina un reato cessano le conseguenze della pena“.
Rimanendo sempre nel tema dell’abuso d’ufficio, il ministro nega anche l’idea che sia un “reato spia: concetto poliziesco [che] nella dogmatica giuridica è una vuota astrazione speculativa” visto che – spiega Carlo Nordio – “un reato o c’è o non c’è” e non servono certamente “intercettazioni a strascico” per giungere ad un impianto accusatorio degno di nota. Così come il ministro ci tiene anche a smentire chi ipotizza che senza la pausa dell’abuso d’ufficio si apriranno le porte ad accuse più gravi, visto che “se un Pm [le] inventasse, significherebbe che non mira a scoprire, ma a colpire un bersaglio precostituito“: insomma, un vero e proprio “sacrilegio”.
Carlo Nordio: “Senza intercettazioni ridaremo dignità alle capacità investigative degli inquirenti”
Dal tema dell’abuso d’ufficio il ministro Carlo Nordio è passato subito anche alle altrettanto criticate intercettazioni precisando che il suo ddl “non incide sulla [loro] efficacia” ma “si limita a tutelare dignità e privacy del terzo”; oltre a ridare dignità alle “capacità investigative” visto che attualmente “si dà troppa importanza alle intercettazioni” rispetto ai “servizi di osservazione, pedinamento e controllo”. In generale, secondo Carlo Nordio con i limiti alle intercettazioni si riuscirà ad evitare la triste piaga degli “arresti ingiustificati” che costringono i cittadini innocenti ad affrontare ingenti costi e trascorrere settimane o mesi – se non anni – in carcere prima di vedere l’assoluzione: “Non è – spiega il ministro – un sistema liberale”.
Per il resto, oltre agli otto articoli approvati ieri Carlo Nordio promette anche che presto – parla di “entro il 2026” – si procederà ad assumere “altri 250 magistrati” che assolveranno le funzioni di giudici collegiali per la custodia cautelare, dando seguito al neo introdotto interrogatorio preventivo limitando così “l’altra anomalia intollerabile [del] sovraffollamento delle carceri” con circa “un terzo dei detenuti in attesa di giudizio”. L’ultimo punto affrontato da Carlo Nordio nella sua intervista riguarda il sospetto – mosso da alcuni detrattori – che la sua riforma della giustizia sia un modo per accedere alla Corte costituzionale: “Non scherziamo – spiega – non ne avrei i requisiti [e] quando avrò portato a termine le riforme dirò alla presidente Meloni ‘Nunc dimittis servum tuum, domina‘. Solo in senso politico”; alludendo al fatto che chiederà le dimissioni per dedicarsi “alle mie amate letture e allo sport”.