Particolarmente critico sulla riforma targata Alfonso Bonafede, Carlo Nordio invoca un cambio di passo sulla giustizia. L’ex procuratore aggiunto di Venezia ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Dubbio ed ha proposto la sua ricetta per risolvere uno dei problemi più imponenti del nostro Paese. Per quanto riguarda il processo civile serve una riforma che renda i procedimenti più snelli, prendendo spunto dal modello tedesco.
Carlo Nordio ha giudicato positivamente la proposta del Cnf di aumentare i sistemi alternativi della volontaria giurisdizione, così per deflazionare la giustizia civile, mentre per quanto riguarda il penale la situazione è catastrofica: «Il codice Vassalli è stato sfasciato, nessuno capisce più cosa sia e va rifatto da cima a fondo. C’è tutta una serie di abusi e di violazioni dei diritti individuali». L’ex magistrato ha acceso i riflettori sull’abuso d’ufficio e sul traffico di influenze, in particolare sul primo dossier: «Non c’è amministratore che non abbia paura di incappare, un domani, in una denuncia. I tempi si triplicano, nel migliore dei casi: si chiama amministrazione difensiva. Ma il risultato è la paralisi delle amministrazioni, che sono l’alter ego delle imprese».
CARLO NORDIO: “VIA LA LEGGE SEVERINO”
E non è tutto. Carlo Nordio si è detto favorevole all’eliminazione della legge Severino, che a suo avviso non serve assolutamente a nulla, configgendo con la presunzione di innocenza che è prevista dalla Costituzione: «Qualora il governo dovesse durare, potrebbe riformare in senso liberale tutto questo pasticcio che è il nostro codice di procedura penale e magari anche tirando fuori dal cassetto il codice penale della commissione presieduta da me, immeritatamente chiamato codice Nordio. Un buon codice, molto moderno e avveniristico, perché non considera più il carcere come elemento fondante della punizione». L’ex magistrato si è poi soffermato sulla giustizia amministrativa, anch’essa bisognosa di qualche modifica, a partire dai Tar: «Non vanno annullati, ma vanno resi tassativi gli atti amministrativi per i quali è ammissibile un ricorso. Quindi il ricorso al Tar, invece di essere la regola, come oggi, diventerebbe l’eccezione e dovrebbe essere riservata agli atti più importanti, ma non certo a quelli che per esempio esprimono una legittima valutazione politica come i Dpcm».