Carlo Petrini ha lasciato nelle scorse ore, dopo 33 anni dalla sua fondazione, Slow Food: «Tanta gente – racconta oggi lo stesso imprenditore ai microfoni del Corriere della Sera – mi diceva “Carlin non mollare, tieni duro, che senza di te la cosa non regge”. E me lo dicevano credendo di farmi un favore. Invece io non la penso così, non ci devo essere per forza affinché il progetto continui: il vero capolavoro, quando fondi qualcosa, è che vada avanti dopo di te». Ma Carlo Petrini ha lasciato perchè era stanco? «No, sto benissimo – racconta – state tutti tranquilli. Certo, l’età un po’ si fa sentire (classe 1949 ndr), girare l’Italia in macchina mi pesa più di qualche anno fa. Ma già da tempo gli impegni internazionali erano in mano a bravissimi collaboratori: tre anni fa in Messico ho avuto un infarto mentre mi trovavo in hotel a Oaxaca. Sentivo un dolore insistente al petto, ho chiamato la reception e pare mi abbiano preso per i capelli. Da allora sono entrato nel popolo dei cardiopatici. Però mi è andata bene, sono stati veloci e precisi, ho saputo dopo che la scuola messicana di cardiologia è prestigiosissima».
Carlo Petrini racconta di pensare a volte alla morte, visto che sta invecchiando: «Ma è per questo che trovo molto confortante la scelta di aver passato il testimone adesso: così posso vedere che direzione prende quello che ho creato. Mi ricordo i dibattiti con Luigi Veronelli, mi prendeva in giro perché io ero comunista mentre lui era anarchico. Io gli dicevo: guarda che tutto sommato funziona avere organizzazione, dà sicurezza».
CARLO PETRINI: “HO SEMPRE VISSUTO CON MIA SORELLA CHIARA”
Carlo Petrini non ha mai messo su famiglia: «Ho sempre vissuto con mia sorella Chiara, che c’è stata per me nei momenti difficili, quando sono mancati i nostri genitori per esempio. In passato mi sono innamorato, ma sono arrivato troppo tardi per prendere delle decisioni. Solo che oggi, a 73 anni, per ricordare le morose di quando ne avevo 25-30 devo fare uno sforzo di amarcord troppo grande! La vita di coppia non mi è mai mancata, magari un po’ di sicurezza sì, ecco… E mi dispiace, in parte, non aver avuto figli. Anche se sento di averne migliaia nel mondo: oltre cinquemila ex allievi di Pollenzo in 100 Paesi».
Carlo Petrini ammette di non avere rimpianti: «Ho fatto qualche errore, ma da quelli si impara. Rimpianti no, alla fine io mi accontento di poco. La buona compagnia, gli amici». E di amici ne ha davvero di illustri: «Quelli che frequento di più: Renzo Piano, Michele Serra, Antonio Ricci. Ma la vera sorpresa della mia vita è stata diventare amico del Papa. Io gli mando tajarin e agnolotti per il compleanno. Lui un rosario. Sono già al quinto o al sesto».