Dopo la novità del rinvio a giudizio del sottosegretario M5s per vilipendio all’allora Presidente della Repubblica Napolitano, è lo stesso Carlo Sibilia a replicare con una dichiarazione ufficiale emessa nel pomeriggio del 17 settembre: «si tratta di un fatto risalente al 2014. Parliamo della denuncia di un privato cittadino che verrà dibattuta nelle sedi opportune». Il sottosegretario ribadisce poi come per opportunità e correttezza «dico solo che ho fiducia nella magistratura». Nella chiosa finale della breve nota Carlo Sibilia aggiunge «Da sempre sono a difesa delle istituzioni. Il mio era un giudizio politico e nulla aveva a che fare con il ruolo e l’onorabilità della carica del Presidente della Repubblica». Tra gli esponenti M5s più controversi, Sibilia anni fa sosteneva svariate teorie del complotto come ad esempio la definizione di «farsa» in merito allo sbarco sulla Luna dell’Apollo 11. (agg. di Niccolò Magnani)
SOTTOSEGRETARIO M5S RINVIATO A GIUDIZIO
Carlo Sibilia, sottosegretario del Ministero dell’Interno e parlamentare del Movimento 5 Stelle, è stato rinviato a giudizio e quindi dovrà affrontare un processo penale. Lo ha deciso il gup del tribunale di Roma per la vicenda legata ad un tweet dell’ottobre 2014. Qualche settimana prima che Giorgio Napolitano rendesse la sua testimonianza al processo sulla trattativa Stato-mafia. «Perché secondo voi impediscono agli scagnozzi Riina e Bagarella di “vedere” il boss?», scrisse in quell’occasione Carlo Sibilia. Secondo la procura di Roma, il “boss”, a dire di Sibilia, era proprio il presidente Napolitano. Per questo ora è accusato di vilipendio dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. La procura di Roma ha ritenuto la frase offensiva dell’onore e del prestigio dell’allora Capo dello Stato. Pertanto, così come disposto dal gup, il processo per il parlamentare M5s avrà inizio il 16 dicembre prossimo davanti al tribunale monocratico.
CARLO SIBILIA A PROCESSO PER VILIPENDIO A NAPOLITANO
Nel tweet che gli vale ora il processo c’era il riferimento da parte di Carlo Sibilia alla decisione di negare ai due boss di mafia citati la possibilità di assistere alla testimonianza dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. All’epoca la Corte d’Assise di Palermo respinse la richiesta degli imputati Totò Riina, Leoluca Bagarella e Nicola Mancino di assistere alla deposizione in videoconferenza. Da qui il tweet del parlamentare del Movimento 5 Stelle, finito a processo con l’accusa di vilipendio a Napolitano. «L’affermazione non riguarda la persona e il rispetto del Presidente della Repubblica ma sono esternazioni che riguardano il privato cittadino», ha dichiarato il legale del sottosegretario del Ministero dell’Interno, l’avvocato Alfano Mattia, come riportato da Il Tempo. Per quest’ultimo si tratta di «un’affermazione di critica politica e non di rispettabilità della persona di Napoli» che, precisa l’avvocato, «non è mai stata messa in dubbio».