E’ morto all’età di 79 anni Carlo Tavecchio, ex presidente della FIGC, la Federcalcio italiana. E’ stato il numero uno della federazione durante il mancato accesso della nazionale italiana al Mondiale del 2018 sotto la guida dell’ex commissario tecnico Gianpiero Ventura, e dopo quel disastroso evento calcistico decise di lasciare il suo incarico. Carlo Tavecchio aveva iniziato la sua carriera nel mondo bancario, come dirigente presso la Banca di Credito Cooperativo dell’Alta Brianza, per poi intraprendere anche la carriera politica dopo essere stato eletto sindaco del suo comune di nascita, Ponte Lambro, in provincia di Como, dove vi restò per 4 mandati, dal 1976 al 1995.



In quegli anni maturò la sua grande passione per lo sport e dopo aver presieduta l’ASD Pontelambrese, arrivata a disputare il campionato di Prima Categoria, decise di entrare nella Federcalcio come consigliere del Comitato Regionale Lombardia della Lega Nazionale Dilettanti (LND) dove vi rimase dal 1987 al 1992. Fino al 1996 fu vicepresidente, quindi dal 1996 ricoprì il massimo ruolo nel medesimo Comitato Regionale Lombardia. Il 29 maggio 1999 venne eletto presidente della LND, e otto anni dopo, nel 2007, l’elezione a vice presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.



CARLO TAVECCHIO E’ MORTO: L’APPRODO ALLA PRESIDENZA FIGC NEL 2014

Sette anni dopo arrivarono le dimissioni dell’allora numero uno della FIGC, Giancarlo Abete, di conseguenza Carlo Tavecchio decise di candidarsi al ruolo di presidente, incarico poi ottenuto l’11 agosto del 2014 e dopo aver battuto Demetrio Albertini. Ha ricoperto il ruolo fino al 20 novembre del 2017, pochi giorni dopo la mancata qualificazione della nazionale italiana al campionato mondiale di calcio dell’anno successivo.

Carlo Tavecchio decise infatti di dimettersi, per poi tornare ad essere presidente della LND Lombardia il 9 gennaio del 2021, incarico che ricopriva tutt’ora. Le cause di morte non sono state rese note. Carlo Tavecchio, oltre che per i suoi importanti successi sportivi, è ricordato anche per alcune affermazioni un po’ controversie durante la sua presidenza, come lo scivolone razzista su Opti Poba e le affermazioni sulle donne nel calcio, per cui si era comunque sempre scusato.