Carlo Verdone,

attore e regista che, con la sua ironia ha saputo rappresentare la società italiana degli ultimi anni, in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Repubblica, racconta la sua quarantena che trascorre tra la scrittura del suo libro e un nuovo progetto cinematografico, “un racconto corale, che non c’entra nulla con la pandemia – spiega – ma che non potrà, come nessun altro film che parli del presente, non considerare ciò che è avvenuto in questo periodo”. Attento a tutto ciò che sta accadendo, Verdone non nasconde di essere infastidito dal modo con cui sono stati trattati gli anziani, principali vittime del coronavirus. “Quel che è successo ha sancito la mortificazione di persone che a settant’anni sono ancora in buona salute, vecchie solo anagraficamente. Mi ha dato fastidio il cinismo dei Paesi del Nord Europa verso gli anziani, come fossero uno scarto della società ‘se more, more, salviamo i giovani’“, spiega il regista. “I bambini, con la loro purezza, e gli anziani, biblioteche della nostra memoria, sono le parti migliore della società. Ma che vogliamo fare a meno delle Sore Lella?”, aggiunge.



CARLO VERDONE: “UN 2020 BUTTATO NEL GABINETTO”

Per Carlo Verdone, il 2020 è un anno “buttato nel gabinetto“, come se non fosse mai esistito. “Lo considero un anno che non esiste più, va cancellato. Lo abbiamo buttato al gabinetto. Ci sono stati tanti morti, non una guerra ma un evento altrettanto traumatizzante. Sono orgoglioso per come hanno reagito gli italiani, ci prendevano in giro, siamo stati responsabili e solidali, altro che scusa per non lavorare. Oggi c’è bisogno di costruire un vero, grande partito ambientalista che coinvolga tutto il mondo“, spiega Verdone che sta utilizzando la quarantena per scrivere il suo libro in cui racconta anche del primo viaggio in macchina fatto con il padre che era stato bocciato sette volte all’esame di guida. Infine, Verdone non nasconde il proprio dolore per l’impossibilità di vedere sul grande schermo “Si vive una volta sola” ed esorta tutti a guardare con ottimismo ed ironia al futuro. “In questi giorni in tanti ridono con i miei social, con i miei film ho fatto compagnia ai miei amici malati di Bergamo e Brescia, che erano soli a casa. Sono guariti tutti. Altro che ipocondriaco: ho regalato leggerezza e conforto, mi sono scoperto più saggio. Le persone mature non buttatele via, perché possono servire ancora molto”, conclude il regista che, da anni, riesce a rappresentare la società italiana, con tutti i suoi problemi, attriverso la sua innata ironia.



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