Carlo Verdone si prepara al ritorno in Vita da Carlo: l’intervista rivelatrice

Carlo Verdone torna a raccontarsi senza filtri e l’occasione é un’intervista intimista concessa al Corriere, dove si svela in toto come uomo e attore, senza nascondere di aver patito un periodo in disequilibrio psicofisico per un crollo nervoso.



É uno tra gli attori interpreti più amati nel jet-set attivo in Italia e non a caso Carlo Verdone torna a intrattenere nel piccolo schermo con la seconda stagione della serie televisiva “Vita da Carlo”, la cui messa in onda é prevista su Paramount+. Tuttavia, la fama non ha in alcun modo per lui intaccato il suo inscindibile rapporto di vicinanza con i fedeli supporters, tanto che incalzato dalla fonte -al quesito se abbia mai pensato di camuffarsi l’attore fa sapere: «Ma che camuffare, fai solo la figura del ridicolo. E poi mi riconoscono lo stesso. Durante la pandemia avevo il casco, gli occhiali scuri e la mascherina. Uno da dietro mi ha urlato: “A Ca’, guarda che pure così te riconosco”. Ma come è possibile? Ero come dentro un’armatura. Ma meglio sia andata in questo modo… metti che non succedeva niente».



Se abbia mai vissuto un momento di crisi artistica e personale? Carlo Verdone ammette di aver pensato che la sua carriera di attore fosse giunta al capolinea, ad un certo punto, dopo aver raggiunto  una posizione di rilievo nello showbiz : «Dopo Bianco, rosso e Verdone è successa una cosa strana: non mi chiamava più nessuno. Si erano messi in testa che dopo tutti quei personaggi non potevo fare nient’altro, almeno era l’idea che mi ero fatto. Ho passato due mesi sul divano, guardavo il soffitto. E pensavo -prosegue con la rivelazione del retroscena della crisi-: Ma questo cinema, tutti questi premi – avevo preso un David subito, all’inizio della mia carriera (per Un sacco bello , ndr.) -…ora, improvvisamente, sono tutti spariti. Qua ha ragione mio padre’.”. Quindi, l’intervista rivelatrice prosegue, ancora, snocciolando il periodo di up & down: ” Ma una settimana dopo quei ragionamenti mi chiamò Mario Cecchi Gori e insieme abbiamo messo su il film che diventò Borotalco . Non più personaggi, ma un personaggio unico: vincemmo cinque David e facemmo andare le cose per il verso giusto”.



Carlo Verdone svela il momento di crisi

Ben al di là del pensiero comune che l’occhio pubblico matura in generale sul suo conto, ossia che lui sia nato per la carriera di attore, Carlo Verdone svela poi che la sua carriera sia stata in realtà la riscoperta di sé: «No. Me la cavavo bene al teatro universitario. Nel 1970 sono entrato nell’opera dei burattini di Maria Signorelli: davo la voce ai pupazzi in spettacoli per bambini e poi per adulti. Ma mai nella vita mi sarebbe venuto in mente di mettermi sul palcoscenico e affrontare il pubblico, io che ero così timido, fragile anche. Non ero così convinto di avere questo talento».

E non é tutto. Perché, tra una dichiarazione e l’altra, poi, il giudice che ad Amici 21 si complimentava con il fenomeno pop d Napoli, LDA,  ammette di aver subito il peso del successo, tanto da finire in balia di un crollo nervoso: “Ho vissuto un anno molto difficile dal punto di vista dell’equilibrio nervoso- fa sapere, svelando il retroscena di vita choc-. Ho cominciato ad avere delle debolezze, degli attacchi di panico abbastanza penosi. Sono durati poco, devo dire. E ce l’ho fatta da solo a uscirne, senza l’aiuto di farmaci ma con quello di un bravo psicanalista”. Insomma, al di là della finzione che lo vede indossare tra le vesti più disparate, quelle di un eroe dell’intrattenimento, Carlo Verdone ha avuto paura, all’idea di non sentirsi all’altezza di sé come uomo-intrattenitore : “Mi aveva detto: ‘Non c’è niente da analizzare, qui il mondo per te sta cambiando e tu hai paura. Ti devi mettere alla prova, soffrire qualche mese. Piano piano, troverai la strada’. È andata così, ma è stato faticoso all’inizio perché non era il mio obiettivo, non era preventivato. Mi era esplosa un bomba tra le mani. Solo poi mi sono reso conto che avevo delle qualità».