“Ci sentiamo sempre, io provo per lui un affetto infinito. Lui è un uomo complicato, ma anche io sono una donna complicata. Ci vogliamo bene”. Claudia Gerini descrive così il rapporto di stima e affetto reciproci che la lega a Carlo Verdone, uno dei colleghi e amici a cui deve di più sul piano umano. In effetti, i due sono sempre stati molto affiatati, e Carlo ha rappresentato per lei più di un semplice compagno di set; un punto di riferimento, anche. Oltre a questo, però, i due sono stati molto vicini sul piano più strettamente amoroso: “Sono sempre stata innamorata di lui”, ha ammesso lei in un’intervista a Domenica in. “Ho detto che tra noi c’è stato un flirt ma che non ero pronta per una storia d’amore”, prosegue l’attrice, per poi precisare che il loro è comunque un amore che va oltre le definizioni ‘istituzionali’ di fidanzato e fidanzata. Per ovvi motivi, i due non hanno mai potuto ufficializzarlo in questo senso (quando si sono conosciuti, Carlo era già sposato con Gianna Scarpelli, la donna da cui ha avuto i figli Giulia e Paolo), e – inoltre – lei è più piccola di lui di circa 20 anni. Ciononostante, i due continuano a coltivare quella che lei definisce una ‘storia d’amore’ dalla durata ormai pluriventennale.
Le vite private di Claudia Gerini e Carlo Verdone
Al di là del suo rapporto con Carlo Verdone, Claudia Gerini ha sposato Alessandro Enginoli nel 2002 con cui ha avuto una figlia, Rosa, oggi 16enne. In seguito ha intrapreso una nuova relazione con Federico Zampaglione, papà della sua Linda, di 11 anni. I due si sono lasciati nel 2016, e oggi Claudia si dedica ai suoi impegni da mamma: “Sono grata alla vita, sono circondata da persone che mi vogliono bene, ho le mie figlie”. Verdone, dal canto suo, è diventato nonno, e aspetta di poter trasmettere a suo nipote la passione per il cinema. Di questa nuova esperienza, il regista ha parlato in un’intervista del 24 marzo a Fanpage.it, senza nascondere il suo rammarico per le opportunità di condivisione che in questo periodo gli sono state negate: “Sta diventando un giovane uomo in un’epoca in cui i cinema sono chiusi”, spiega nonno Carlo. “È blasfemo affermare che dobbiamo sbrigarci a uscire presto da questa pandemia anche per questo? Affinché nella carezza della memoria siano ricomprese anche le nuove generazioni e le nuove generazioni possano partecipare alla costruzione della memoria di tutti. Cosa in cui il cinema, come il teatro, i libri e l’arte in generale, svolgono un ruolo a dir poco fondamentale”.