Carlo Verdone tra i protagonisti della nuova puntata di Techetechetè, il programma cult di Rai1. L’attore romano ha recentemente pubblicato il libro “La carezza della memoria” nato proprio durante il lockdown e presentato in questi giorni nella splendida città di Maratea. Raggiunto ai microfoni di Today, il regista romano ha rivelato parlando del suo libro: “erano 9 anni che dovevo consegnare questo libro ma non scrivevo niente, semplicemente perché non avevo idee”.



Non solo, Verdone ha confessato come è nata l’idea del libro: “improvvisamente un giorno, durante il lockdown, uno scatolone che dovevo rimettere a posto è caduto e sono usciti oggetti, fotografie. Osservandoli, ognuno di quegli oggetti, di quegli appunti, poteva diventare un racconto. E’ iniziato tutto così, in maniera imprevista. Il giorno dopo ho iniziato a raccontare il contenuto di quello scatolone, sigillato nel 2013 dal mio compianto segretario. Ogni capitolo è un oggetto di quello scatolone: è un viaggio nella memoria”.



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I lunghi mesi di lockdown sono stati produttivi per Carlo Verdone. Il regista e attore romano non solo si è dedicato alla scrittura del libro “La carezza della memoria”, ma anche alla realizzazione di una serie tv. Un lungo periodo che si è rivelato, artisticamente parlando, molto produttivo per l’attore che ha trascorso buona parte dell’ultimo anno in casa non solo per le norme vigenti per via della pandemia da Coronavirus, ma anche per un’operazione all’anca che l’ha costretto a stare immobile per diversi mesi.



“Ho cercato di non perdere tempo” – ha raccontato a Today.it precisando – “ho iniziato il libro il primo giorno di lockdown, contemporaneamente ho scritto la serie televisiva, poi ho scritto un’altra sceneggiatura. Quel periodo non potevo camminare, mi sono operato a metà settembre a tutte e due le anche. Dovendo stare fermo sono stato davanti al computer o con la penna in mano”. Sul finale Verdone ha parlato anche de Il palo della morte: “non so quanta gente avrà voglia di andare al palo della morte quest’anno” dice con un velo di malinconia, e aggiunge: “Sono passati tanti anni dal 1979, quando ho girato quel film. E’ un bel ricordo di un quartiere che è completamente cambiato. All’epoca non c’era niente, soltanto quei palazzoni che vedete, però è l’immagine di quella che una volta era l’estate a Roma. E quindi anche quella è poesia”.