Nel corso della lunga intervista Carlo Verdone ha ricordato anche la telefonata di Sergio Leone: “Lui è diventato il mio padrino artistico. Lui prima di mettermi in mano un film mi dava lezioni di regia”, ha spiegato a Mara Venier divertita dal racconto dei suoi aneddoti. “Sono stato fortunato”, ha aggiunto. A chi è grato nella sua vita? “Mio padre Mario, Enzo Trapani e Sergio Leone”, ha rivelato. Leone però gli diede anche alcuni schiaffoni: “Mi ha dato anche calci nel sedere ma mi voleva bene!”.
Infine, prima di congedarsi, non poteva mancare un ricordo al grande Alberto Sordi con un filmato dei due insieme e le parole dell’attore che vedeva Verdone come l’attore che più gli somigliava. “Sono molto toccato oggi pomeriggio perché mi hai fatto vedere persone importanti”, ha commentato Carlo, “Io ho avuto il privilegio di conoscere questi grandi uomini. Sono stato fortunato, ho avuto un piede nel passato del cinema italiano e un piede nell’oggi. Ho avuto una buona stella che mi ha seguito e mi ha portato a conoscere questi grandi nomi”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“Mamma credeva molto in me come attore, papà non era convinto”
Carlo Verdone è molto legato alla sua famiglia. “Fino a 5-6 anni fa, finivo un articolo per un quotidiano e alzavo il telefono facendo metà numero di mio padre e riattaccavo. Era importante, l’insegnamento migliore è la correzione”, ha commentato, “e lui ogni tanto mi correggeva. Lui voleva la scrittura quasi perfetta ma con le sue correzioni sono riuscito ad arrivare…”. Il padre di Verdone era di Siena ed a questa città ha dedicato un capito del suo libro. Durante l’ospitata di Carlo non sono mancati i ricordi e gli aneddoti legati anche a Rossellini.
Non è mancato un filmato legato agli esordi di Verdone. “Mamma credeva molto in me come attore, mio padre avrebbe voluto per me una carriera universitaria”, ha spiegato. Il padre in particolare vedeva molto dura la carriera dell’attore: “Non era molto convinto”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“Miei figli Giulia e Paolo: per due anni in viaggio insieme quando…”
Carlo Verdone ha spiegato a Domenica In, parlando di un incontro speciale con un “nonno”: “Io sono un cattolico credente ma non lo vado a sbandierare. Avere la fede significa rincorrere la fede continuamente”. Oggi è più sereno: “Sto bene, è il periodo della mia saggezza, della mia profondità, credo di essere sempre più attento agli altri”. Adesso, ammette, “Non ho più le ansie di prima, un po’ mi manca. Non sono arido, sono maturo”.
Il libro è stato dedicato ai suoi due figli. Nel suo periodo più basso della sua carriera con il film Un cinese in coma, decise di dedicarsi ai figli: “Mi son preso due anni sabbatici”, ha spiegato, “ho viaggiato con Giulia e Paolo, siamo stati ovunque e me li sono goduti, è stato molto bello. Là hanno capito che avevano un papà che si sta occupando di loro”. L’attore ha ricordato alcuni aneddoti vissuti con la figlia Giulia: “Lei ha visto il mondo, è tornata ieri da Londra, è dietologa e fa un lavoro molto complesso. Adesso si fermerà”. Carlo ha parlato anche della sua grande passione per i treni e della recente passione per gli aerei. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“Dal contenuto di una scatola nasce il mio libro: per me una carezza”
Carlo Verdone, ospite oggi di Mara Venier a Domenica In ha parlato del suo libro “La carezza della memoria”: “Il libro è pieno di racconti dolci, sereni, divertenti, allegri, dolorosi, c’è tutto. E’ il contenuto di una scatola chiusa dal 2013 e nella quale c’erano foto e oggetti che meritavano di essere raccontati”, ha spiegato. “E’ stata una bella carezza per me e per il pubblico”, ha aggiunto. Lo scatolone dei ricordi era messo da parte da tempo dal suo compianto collaboratore. Nei giorni del lockdown ha aperto la scatola e piano piano è uscito fuori un mondo: “un mosaico di idee tramite fotografie e oggetti, ogni cosa mi riportava a un racconto”, ha spiegato.
Non c’è stata nostalgia ma anzi per Carlo è stata “una medicina, un antidepressivo”, ha aggiunto. Un filmato ha riassunto i ricordi più belli di Verdone, al punto da farlo emozionare. “Mi sono emozionato quando ho visto la testa di Nuti appoggiata a me, quando ho visto Enzo Trapani, a lui devo molto, i miei genitori… tutte le passioni”, ha aggiunto. Da quanto ha perso i suoi genitori, Carlo con rabbia ha ammesso di aver perso la fede. “Sono molto arrabbiato ma in questo modo inizia un dialogo”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Carlo Verdone a Domenica In
C’è anche Carlo Verdone, tra gli ospiti della nuova puntata di Domenica in, il contenitore della domenica pomeriggio di Rai1 condotto da Mara Venier con protagonisti i volti più noti del mondo dello spettacolo. Tra questi c’è senza dubbio Verdone, autore del libro La carezza della memoria scritto nei dieci mesi del lockdown: “Tutto ha preso l’avvio da un grosso scatolone sigillato dal mio compianto segretario Ivo Di Persio nel 2013, sul quale aveva scritto ‘foto, lettere e documenti da riordinare’”, racconta l’attore il 19 febbraio ai microfoni di Radio Monte Carlo. Una genesi poetica, per una trama che si presenta altrettanto suggestiva: “Nella solitudine di una giornata di clausura per la pandemia – prosegue – ho deciso di aprire quel grosso cartone. Ricordo la pesantezza e la difficoltà che avevo nel muovermi a causa delle mie anche senza cartilagini, tant’è che prima di appoggiarlo mi sono bloccato per il dolore e lo scatolone è caduto rompendosi. Davanti a me foto vecchie, recenti, a colori, in bianco e nero, polaroid, lettere, piccoli oggetti, disegni, agende. Seduto su una sedia osservavo tutta quella roba sparpagliata in terra. Ma ogni oggetto, ogni foto, ogni elemento aveva una storia da raccontare, un momento della mia vita che avevo in parte rimosso. E così proprio quel giorno decisi che il libro sarebbe stato il ritornare nel ricordo di quello che vedevo sparso in terra”.
Carlo Verdone: “Non sono io il protagonista del libro”
Il giorno stesso, Carlo Verdone ha iniziato a scrivere il primo capitolo. Il suo è un racconto fatto di aneddoti e ritagli di un ‘quotidiano’ ormai andato che lui mette insieme in un collage decisamente suggestivo. Per inciso, la storia non parla di lui: “Non sarebbe stato un libro originale”, sostiene l’attore, “e avrebbe dato alla fine l’idea di una auto-celebrazione. Cosa che volevo assolutamente evitare”. Il focus, piuttosto, è su un ambiente artistico che lui conosce bene: “Ci sono ricordi legati al teatro che iniziai nel 1977 e terminai nel 1981. Ci sono persone normali con una storia profonda da raccontare. Ora comica, ora assurda, ora dolente. C’è la vita normale di tutti i giorni in un arco temporale molto vasto. Io sono coprotagonista insieme alle persone che racconto. Non sono il protagonista assoluto”.
I nuovi progetti di Carlo Verdone
Per Carlo Verdone, tornare a scrivere è stata una bella emozione. L’aveva già fatto una volta, nel 2012, cimentandosi nella sua autobiografia La casa sotto i portici (Bompiani). Questo, però, è un esperimento diverso, più universale e coinvolgente. “La forza di questo libro, credo, dovrebbe essere l’assoluta sincerità e la mia vera anima alla ricerca dello stupore nelle persone belle, profonde e nei cialtroni”, spiega Verdone. “Giudicherete voi il libro da quello che vi lascerà. Ma sarà difficile che qualcosa non vi tocchi. Almeno lo spero”. A breve uscirà al cinema anche il suo nuovo film da regista, Si vive una volta sola, con protagonisti Rocco Papaleo e Anna Foglietta.