IL NATALE E IL GIUBILEO PER CARLO VERDONE TRA DISGRAZIE E (VERE) GRAZIE: “LA SPERANZA DI RECUPERARE L’ETICA PERSA”
La fede è come una ‘bomba’, arriva inattesa e travolge tutto e tutti: per Carlo Verdone, giunto ormai a 74 primavere (senza dimostrarle, chapeau) il discorso della fede si è fatto serissimo anche a livello pubblico dopo aver vissuto una vita familiare molto intima e religiosa (sopratutto grazie all’amata mamma Rossana). Già nella sua recente intervista al “Corriere della Sera” per Natale l’attore romano aveva parlato del suo complesso rapporto con la fede cattolica, dispiacendosi per le tante chiese vuote del mondo di oggi, mentre in lui permane quella paura dell’aldilà che ha alimentato un percorso di fede.
È ancora più intensa la chiacchierata che Carlo Verdone ha fatto con Maurizio Caverzan per “La Verità”, partendo proprio dal momento dell’anno particolare – tra Natale e Capodanno con un Giubileo della speranza appena inaugurato da Papa Francesco – e coniugando testimonianze personale con timori per gli scenari internazionali che gridano al mondo un allarme molto prossimo ad una terza guerra mondiale. Con le Porte Sante del Giubileo che iniziano ad essere aperte in tutta Roma (le prossime che mancano sono Santa Maria Maggiore a Capodanno e San Paolo Fuori le Mura prima dell’Epifania), Verdone non nasconde la “disgrazia” del caos in città per i prossimi mesi, ma rileva anche l’importanza capitale a livello religioso, «è una grazia, viviamo in un momento complicato». Secondo l’attore, l’Anno Santo appena cominciato può permettere di riafferrare il senso della speranza di cui parla il Papa nei messaggi per il Giubileo 2025, «possiamo recupera l’etica che abbiamo perso, può essere un’occasione per tutti».
Verdone dice di amare il Natale e in generale le festi religiose in maniera “intima”, non mondana né “caciarona”: come spiega ancora al quotidiano “La Verità”: la Santa Messa in famiglia sempre nella stessa chiesetta romana, le cene con i propri cari e la visita ai presepi. Oltre a bersagliare la società “politicamente corretta” che vede di cattivo gusto il presepe cristiano per non irritare tutte le minoranze – «è un’ipocrisia intellettuale, una cautela dei salotti, non una cosa del popolo» – Carlo Verdone ammette di vivere il proprio rapporto con la fede in maniera più profonda ma anche più critica vedendo la tendenza del mondo moderno.
LA “BOMBA DELLA FEDE”, IL MISTERO DEI BAMBINI E LA PAURA DELLA MORTE: IN COSA CREDE OGGI CARLO VERDONE
Un ulteriore elemento di fatica che il grande attore romano confessa ai taccuini de “La Verità” è il dolore per il male e le sofferenze dei bimbi: dopo aver visitato un centro oncologico di bimbi affetti da tumore, Carlo Verdone si è interrogato ulteriormente sul perché viene permesso così tanto male da Dio. «È un dolore insopportabile, manca in crisi la mia fede», sottolinea uno dei più grandi protagonisti del cinema italiano degli ultimi 50 anni. Da un lato si può comunque riconoscere che ognuno è destinato alla morte (e alla vita eterna, come propone il cristianesimo), ma vedere il dolore in bambini così innocenti è qualcosa di insondabile per Verdone.
È poi lui stesso a raccontare un aneddoto dal dialogo con il cardinale Ersilio Tonini, compianto arcivescovo di Ravenna e tra i sacerdoti che più hanno segnato l’incontro cristiano nella vita di Carlo Verdone: «avete un’arme che usate male, la preghiera. Telefoni a Gesù». A quell’invito serissimo rivolto da Tonini, Verdone ammette di “chiamare” di tanto in tanto, senza trovare nessuna voce, eppure non può che riconosce come l’ascolto di Dio è sempre presente, tanto che il cardinale gli preannunciò «avrà una bella sorpresa quando finirà questo cinematografo che è la vita».
È una continua “bomba” la fede, ribadisce ancora nell’intervista Carlo Verdone, tutt’altro che restio ad accontentarsi di un senso religioso “intimo” e marginale: la preghiera non è suggestione ma è vero dialogo, ammette l’attore che non nasconde di avere paura per l’aldilà dopo la morte, con la fede che è cresciuta in questo senso negli ultimi anni. Vorrebbe rivedere la madre, vorrebbe chiedere il perché del male sui bambini, o perché la società si sta scristianizzando: ma sono tutte domande, è tutto un “chiedere” che – anche se non se ne accorge pienamente – proietta le intenzioni di Verdone (e di tantissimi che vivono la stessa esperienza di fede “critica”) verso un autentico dialogo sincero con il Signore.