Carlo Verdone ha ricordato Sergio Leone, l’uomo a cui sente di dovere tutto: “Per me era il maestro – ha spiegato il regista a Domenica In – ci davamo del tu, però, quando mi diceva una cosa, io ero il piccolo soldato e lui il generale”. “Sono stato molto orgoglioso di aver avuto un uomo così sensibile da far debuttare un giovane alla regia – ha aggiunto Verdone – Io devo tutto a lui. Mi ha fatto fare il giro delle sette chiese di tutti i registi, ma nessuno aveva capito la mia comicità. Mi disse ‘sai che c’è? Te lo giri da solo, io te lo produco”. Carlo Verdone ha ricordato inoltre il suo primo incontro con il celebre regista: “Mio fratello Luca […] aveva scritto un libro su Sergio Leone […] e Leone è rimasto molto contento. Luca e Sergio Leone – ha aggiunto l’ospite di Mara Venier – rimasero amici e quando mi vide gli disse ‘ma è tuo fratello? Mi dai il numero?’ Fu mio fratello a fare da tramite. È l’incontro che mi ha cambiato la vita”. (Agg. di Fabiola Iuliano)



“De Sica in auto con mia sorella 13enne, da galera! Ma…”

L’attenzione si è spostata poi sulla famiglia di Carlo Verdone, con delle foto bellissime del passato: “Sono commoventi le immagini in bianco e nero perchè senti quanto tempo è passato da allora, era un’altra Italia, c’era un’altra dignità e signorilità nelle persone”, ha commentato. “Eravamo piccoli borghesi ma c’era una grande dignità. Sembra passato tanto tempo, ma è una bella carezza, mi fa bene. Sono stato molto fortunato”, ha ammesso a Mara Venier. Ma che bambino è stato? Verdone ha raccontato l’effetto che aveva ogni volta che vedeva alcuni miti come Pasolini suonare alla porta della sua casa: “Mi facevano paura, quando venivano avevano tutti gli occhiali scuri”, ha scherzato. Focus quindi sui primi personaggi: dai vicini di casa al suo quartiere, è stata la sua vita stessa fonte di grandi ispirazione per i suoi film. Crescendo, al liceo è avvenuto l’importante incontro con Christian De Sica, poi diventato “persona speciale e un amico e parente speciale”. Da molto anni è infatti il cognato, dopo il matrimonio con la sorella Silvia. Verdone ha quindi raccontato alcuni aneddoti: “Un giorno ho trovato lui e mia sorella di 13 anni in macchina, roba da carcere, ma lui mi disse che l’aveva portata allo zoo, ma a me sta cosa non piaceva. Una sera ci fu una discussione e gli diedi una sberla, gli dissi che aveva fatto piangere mia madre”, ha ricordato divertito. “Un giorno si è presentato con un mazzo di fuori e ha fatto una dichiarazione ottocentesca, mio padre andò via, mia madre piangeva e diceva che sembrava sincero. Ma alla fine è stato davvero sincero”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Il solo regista ad aver esaltato i caratteristi nei suoi film

La puntata di Domenica In si è aperta con l’ospitata di Carlo Verdone, al quale è stato subito dedicato un omaggio alla sua carriera. Sono oltre 40 anni quelli vissuti da attore, regista e sceneggiatore ma non sa definire il film al quale è più legato: “Sono tutti figli miei”, ha commentato. “Mi sono sempre divertito a farli”, ha spiegato ancora. Parlando dei suoi personaggi ha aggiunto: “All’inizio costruivo delle storie partendo dal Dna, dall’anima di quel personaggio. Sapevo la solitudine del bullo ad esempio, sono stato l’unico regista ad aver esaltato gli ultimi caratteristi, Sora Lella, Angelo Infanti, veramente tanti… a loro devo molto”. Quindi ha detto la sua sul sentimento dell’amicizia spiegando: “l’amicizia è importante e soprattutto il ricordo di alcune persone lo è, il regista può essere talentuoso ma se manca il supporto il film non viene bene, bisogna dire grazia a tutti coloro che sono stati amici”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Carlo Verdone a Domenica In

Carlo Verdone ospite a Domenica In di Mara Venier nella puntata di domenica 23 febbraio 2020. Il regista ed attore presenterà il nuovissimo film “Si vive una volta sola” in uscita nelle sale cinematografiche dal 27 febbraio. Un film corale in cui ha lavorato con grandissimi attori del panorama italiano e che ha presentato così durante l’anteprima tenutasi a Mestre alla stampa e al pubblico: “il film è la storia di una grande amicizia racconta di un’equipe chirurgica di grande talento, dalla vita privata disastrata, piena di solitudine e problemi. Tutto ciò emerge quando sono costretti a fare un viaggio: uno di loro ha un referto medico preoccupante. E in questo viaggio accadono molte cose”. Un film dedicato all’amicizia, un sentimento importantissimo che oggi è sempre più difficile da vivere e condividere. “Il film è un vero e proprio inno all’amicizia”  – ha sottolineato Verdone precisando -“oggi abbiamo bisogno perché con i social siamo ormai tutti alla ricerca di contatti virtuali. La vera amicizia è quella fisica, che scarseggia purtroppo, in un mondo che si ritira sempre a casa davanti a smartphone e computer”.

Carlo Verdone: “ho voglia di condividere con altri attori”

“Si vive una volta sola” segna il ritorno al cinema di Carlo Verdone, il regista di tantissimi film di successo. Un film corale visto che Verdone ha voluto con sè grandissimi attori come Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Max Tortora. “Dopo 27 film penso che la coralità sarà il mio futuro. In 43 anni ho fatto tanti film come protagonista, ma adesso ho voglia di condividere con altri attori” – ha dichiarato il regista che pensando alla sua carriera ha precisato – “non di fare un passo indietro, ma farne uno insieme a loro. Quando Giovanni Veronesi mi ha proposto questo soggetto, la fortuna ha voluto che Anna, Rocco e Max avessero il tempo libero per girare. Il cast è stato meraviglioso, abbiamo lavorato nel migliore dei modi, non potevo chiedere di meglio”. Il successo di Verdone è davvero inarrestabile; considerato uno dei registi ed attori più amati e seguiti dal pubblico, Carlo parlando del suo lavoro ha detto: “è stato un viaggio fantastico e continua ad esserlo. In una carriera ci sono film che riescono bene, altri meno. Penso tutto sommato che sia giusto così, a volte anche da un film minore trovi la forza di fare uno scarto maggiore. Non credo di aver dato fregature al pubblico”

Carlo Verdone: “Oggi è molto più difficile raccontare l’Italia”

Carlo Verdone nei suoi film ha raccontato di tutto: dall’amore alla bipolarità, dalla disabilità alla megalomania. “Ho cercato di raccontare questi decenni a mio modo, penso di averlo fatto sicuramente con onestà, non mi rimprovero niente” ha detto l’attore e regista che nn nasconde come i tempi moderni siano più difficili da raccontare per una serie di motivi tra cui la globalizzazione. “Oggi le persone sono tutte uguali. Stessi capelli, marche, tatuaggi, parole, alla fine c’è un appiattimento. Un “giovane Verdone” di oggi che volesse raccontare la società, farebbe fatica” ha detto l’attore e regista che ha anche precisato che a rendere ancora più complicate le cose c’è la mancanza di ottimismo: “è cambiata anche la gente, non c’è più quella predisposizione alla leggerezza, ed è difficile far ridere. Alla fine la globalizzazione ha portato anche tanta solitudine, rancore e diffidenza”. Nel film si parla anche di fede, un rapporto particolare che il regista ha raccontato così a Famiglia Cristiana: “io sono un credente, pur tra mille dubbi e problemi. Penso che il corpo serve a far crescere l’anima, a darle sensibilità e saggezza. Poi a un certo punto il corpo ci lascia e l’anima resta. Questa cosa l’avverto sempre di più. Così come sento sempre più forte la forza della preghiera, anche se per me pregare non significa recitare dieci Ave Marie e Padre Nostro. E’ un colloquio spesso mattutino o in un momento in cui niente mi può disturbare”. Il regista ha poi raccontato dalle pagine di Famiglia Cristiana di aver avuto modo di chiacchierare più volte anche con il cardinale Ersilio Tonini: “lui mi disse ogni tanto fai una telefonata a Dio, ma devi stare da solo, tranquillo e devi essere convinto che lui ti ascolta. Vedrai, troverai la forza per andare avanti”.