Il caso relativo alla morte della stilista Carlotta Benusiglio torna a fare notizia con la nuova decisione presa dalla corte d’appello in merito alla condanna contro l’ex fidanzato Marco Venturi. La corte di Milano, infatti, ha assolto l’uomo da tutte le accuse che gli erano state mosse contro, invalidando il primo grado di giudizio che gli aveva riconosciuto una condanna a 6 anni nel 2022 per “morte come conseguenza di altro reato”, che sarebbe, in questo caso, lo stalking. La procura generale che segue il caso di Carlotta Bunisiglio si era presentata al processo d’appello chiedendo alla corte di riconoscere anche l’accusa di omicidio, con una pena di 30 anni di reclusione per Marco Venturi, che è stata a sua volta stralciata.
Il caso di Carlotta Benusiglio e la condanna di Marco Venturi
Insomma, il presunto killer di Carlotta Benusiglio, Marco Venturi, sarà completamente libero per volere della corte d’appello. Sul caso, però, i legali della famiglia della vittima hanno già dichiarato di essere intenzionati a ricorrere in Cassazione, “cercheremo di ottenere giustizia, è inevitabile”, ha dichiarato Pier Paolo Pieragostini. Similmente, la madre di Carlotta ha sottolineato che “non c’è giustizia” sperando che sua figlia “non veda” quanto sta accadendo. Insomma, il caso sarebbe ancora aperto, mentre le motivazioni della corte d’appello saranno pubblicate tra 40 giorni.
Carlotta Benusiglio è morta il 31 maggio del 2016, all’età di 37 anni. Quel giorno venne, infatti, ritrovato il suo cadavere in piazza Napoli, a Milano, appoggiato ad un albero con una sciarpa attorno al collo appesa ad un ramo. Si pensò, ovviamente, subito ad un suicidio, ma gli inquirenti scoprirono ben presto che l’ex fidanzato della ragazza, Marco Venturi, era con lei in piazza quel giorno, ed interrogandolo finirono per ottenere diverse testimonianze discordanti tra loro. Secondo l’accusa, Marco Venturi aveva strangolato personalmente Carlotta Benusiglio, per poi inscenare il finto suicidio. In un primo grado di giudizio, però, la corte riconobbe solamente la morte come conseguenza di un altro reato, nella fattispecie lo stalking e le vessazioni, condannando l’uomo a 6 anni di carcere e spingendo il pm a fare ricorso in appello, chiuso con un’assoluzione completa dell’imputato.