Colpo di scena in merito alla vicenda riguardante la morte della 37enne stilista Carlotta Benusiglio: la procura di Milano ha chiesto che venga processato Marco Venturi, fidanzato della vittima, accusato di omicidio, ma anche di stalking e lesioni contro la stilista, tra il 2014 e il 2016. La 37enne era stata trovata impiccata con una sciarpa ad un albero, nel capoluogo lombardo, il 31 maggio del 2016. La notizia della richiesta del processo arriva ad un mese di distanza dall’ultimo no della Cassazione alla richiesta di arresto per l’indagato, nuova che circolava ormai da qualche settimana a questa parte.
Il pubblico ministero Francesca Crupi, come sottolineato da Il Fatto Quotidiano nella sua versione online, ha ereditato il fascicolo da Gianfranco Gallo, ex collega, ed ha quindi trasmesso l’istanza all’ufficio gip, ritenendo necessario il vaglio del giudice per l’udienza preliminare Raffaella Mascarino. Il pm aveva chiesto l’arresto in precedenza per ben tre volte, e in tutti e tre i casi il fermo era stato bocciato: prima dal gip, poi dal tribunale del Riesame e infine dalla Cassazione.
CASO CARLOTTA BENUSIGLIO: UNA VICENDA GIUDIZIARIA CHE DURA 5 ANNI
La vicenda giudiziaria riguardante Carlotta Benusiglio va avanti ormai da cinque anni, e il suo fidanzato Marco Venturi, è passato dall’essere una persona informata sui fatti, con un fascicolo che sembrava in via di archiviazione, fino ad indagato per istigazione al suicidio, e poi accusato di omicidio volontario aggravato. Stando ad una perizia del 2018, Carlotta Benusiglio morì “con grande probabilità” a causa di “asfissia prodotta da impiccamento” e sul cadavere, che venne poi riesumato, non erano state trovate “lesioni scheletriche” che potessero far pensare ad un “eventuale strangolamento, parziale o totale, con successiva sospensione del corpo”. Una perizia che però “cozzava” con le consulenze dei periti nominati dalla famiglia della stilista, che non ha mai creduto alla tesi del suicidio. Secondo il pm sarebbe stato Venturi ad uccidere la fidanzata “per futili motivi, con dolo d’impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio” strangolandola.