Il pubblico ministero di Milano ha chiesto 30 anni di condanna nei confronti di Marco Venturi, il 45enne fidanzato di Carlotta Benusiglio, la stilista meneghina trovata impiccata a maggio del 2016. Del caso ne ha parlato ieri la trasmissione di Rai News, Parliamone, intervistando in collegamento Giorgia Benusiglio, la sorella della vittima: “Lei aveva denunciato più volte le violenze subite ma anche in strada le persone avevano contattato le forze dell’ordine perchè vedevano la situazione, mia sorella veniva presa per i capelli e trascinata sul marciapiede. Aveva denunciato più volta ma queste denunce non sono poi andate a buon fine diciamo”. Quindi ha raccontato: “Si era fatta delle foto dei maltrattamenti ma non aveva il cloud in quel momento e quando il suo fidanzato vide queste foto, le lanciò il telefono e gliele distrusse, quindi mi disse che non aveva più nulla: io le consigliai di aprirsi una cartella sul pc e di mettersi dentro tutto quanto di modo che potesse rimanere, ovvio che i miei consigli non erano solo quelli – ha continuato la sorella della vittima – le dicevo di lasciarlo, che avremmo superato insieme la cosa e via dicendo”.
Giorgia Benusiglio ha proseguito: “Più volte ha chiesto aiuto ma aveva anche tanta paura. Lo aveva denunciato poi la polizia ha sentito Marco Venturi e subito dopo, risentita mia sorella, riferisce che non c’erano più problemi ma dopo una settimana circa si troveranno nelle carte giudiziarie che lei era finita in ospedale per delle percosse subite da una persona pluri-recidiva”. Purtroppo Carlotta Benusiglio era ben cosciente del pericolo che rischiava: “un mese prima di morire era andata alla polizia dicendo che aveva paura per la sua incolumità. Era ben cosciente di quello che stava succedendo, io ho lasciato anche per un periodo il lavoro per stare vicino a lei, abbiamo contattato il centro anti-violenza ma ci hanno risposto che se non è la vittima a contattare non possono fare nulla, quindi noi famigliari avevamo un po’ le mani legate. Lei passava da momenti in cui voleva lasciarlo a momenti in cui poi ci teneva insieme e quando lo lasciava veniva stalkerizzata”.
CARLOTTA BENUSIGLIO, LA SORELLA GIORGIA: “VOLEVAMO FARLE UN TSO MA…”
Quindi ha raccontato un fatto accaduto solamente pochi giorni prima la morte di Carlotta: “Una settimana prima che Carlotta morì ci siamo trovati ad un tavolo con tutta la famiglia, eravamo terrorizzati, non sapevamo cosa fare, volevamo farle un Tso ma non era fattibile perchè lei era cosciente. Ricordo che il mio ex fidanzato disse: ‘non vorrei mai tornare un giorno a casa e doverla andare a prendere in obitorio’. Io sono partita per lavoro e quando sono tornata ed era in obitorio. Quando mi hanno chiamato per avvisarmi ero convinta che dovevo andare in ospedale, e invece quando mi hanno detto che era morta mi è crollato il mondo addosso, ho gridato subito “cosa ha fatto?”, ma mi hanno detto un suicidio. Per me era impossibile: si è scoperto che erano insieme quella notte e che avevano litigato ecc ecc, una morte annunciata, noi ce lo aspettavamo, avevamo paura non sapevamo cosa fare”.
Quindi ricorda un altro episodio drammatico: “Quando è stata ricoverata in ospedale che l’avevano presa per i capelli, le hanno ricucito un ovaio che era esploso, hanno visto segni pregressi, dei lividi e quindi hanno contattato un avvocato e un’associazione sulla violenza contro le donne. lei ha sentito un avvocato e ha detto che aveva paura della sua incolumità e della famiglia”. L’ultima parte dell’intervista la sorella di Carlotta Benusiglio la dedica ad un appello: “Grazie alle sue denunce e il fatto di essere andata in ospedale è la sua parola e la sua voce, lei oggi non può parlare e quello è il suo modo per farsi sentire. è importantissimo denunciare ma è importante anche tutelare le vittime e lanciare messaggi chiari, quindi sono felice che il pm ha chiesto 30 anni: il messaggio preciso deve essere ‘non si deve fare o si paga a caro prezzo’”.