A distanza di cinque anni dalla morte di Carlotta Benusiglio, la stilista trovata impiccata ad un albero di piazza Napoli, a Milano, si va a processo. Il fidanzato Marco Venturi ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato. La famiglia della vittima ha sempre lottato al fine di dimostrare la responsabilità del ragazzo sostenendo che Carlotta non si sarebbe mai suicidata ma sarebbe stata uccisa. Marco Venturi, di contro, respinge le accuse, ammette la lite ma sostiene la tesi del suicidio. Nella giornata di ieri, intanto, il giudice ha deciso di non dare la possibilità di fare l’ennesima perizia per fare chiarezza su questo aspetto. A parlare ai microfoni della trasmissione di Antenna 3, Lombardia Nera, è stata la sorella di Carlotta, Giorgia Benusiglio che ha atteso un processo per cinque anni: “Sì, finalmente ci siamo. Io non smetterò mai di lottare perchè non posso ridarle la vita ma posso ridarle quella dignità che le è stata tolta e finchè vivrò lo farò”.



La morte di Carlotta Benusiglio, trovata senza vita il 31 maggio 2016, sin dall’inizio si è rivelato un caso molto complesso, destinato anche all’archiviazione ma per il quale invece ci sarà un processo a carico di Marco Venturi, accusato di omicidio ma che non ha partecipato all’udienza preliminare. In aula i suoi legali hanno chiesto il rito abbreviato.



CARLOTTA BENUSIGLIO: SUICIDIO O OMICIDIO? RESTA IL GIALLO

Nel corso dell’udienza il giudice ha respinto la richiesta della procura ad ulteriori accertamenti medico legali per accertare le cause della morte di Carlotta Benusiglio. “Ritengo comunque ci sarà spazio per degli approfondimenti”, ha commentato l’avvocato Gianluca Tizzoni, legale della famiglia Benusiglio. A suo dire molto più importanti degli esiti di una perizia medico legale sarebbero “le valutazioni da fare sulle mille contraddizioni del Venturi e soprattutto su quello che le telecamere di piazza Napoli ci hanno detto”. La procura ha deciso di riunire i due procedimenti a carico dell’uomo – per omicidio e per lesioni e stalking – in un unico processo nel quale l’uomo è convinto che sarà provata la sua innocenza. “Credo che quello che è mancato anche dal punto di vista di approfondimento, visto che i media si sono molto occupati di questo caso, è la contestualizzazione all’interno di un rapporto sicuramente particolare”, ha commentato l’avvocato Veronica Rasoli, legale di Marco Venturi. La famiglia di Carlotta lo ha invece sempre ritenuto responsabile della sua morte. “Carlotta non si sarebbe mai suicidata”, ha commentato con forza la sorella Giorgia, “tanto meno in quel modo. Carlotta voleva vivere, era una donna con grande carattere, con la voglia di creare abiti, avevamo tanti progetti”, ha spiegato.

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