La morte della stilista 37enne Carlotta Benusiglio, avvenuta in circostanze mai chiarite del tutto nella notte tra il 30 ed il 31 maggio 2016 continua a non convincere la criminologa Roberta Bruzzone. La procura milanese aveva chiesto il rinvio a giudizio a carico del fidanzato Marco Venturi ed in attesa della decisione del gup aveva anche avanzato la richiesta che venisse sottoposto a misura cautelare in carcere. Di fronte ad una richiesta simile però lo scorso ottobre era intervenuto il tribunale del Riesame che aveva rigettato l’istanza spingendo il pm a procedere con la presentazione del ricorso sul quale nei giorni scorsi si è espressa la Corte di Cassazione respingendo nuovamente la richiesta e bocciando quindi l’arresto del compagno della Benusiglio.
Marco Venturi, dunque, resta a piede libero, come rammenta anche la stessa Roberta Bruzzone commentando i casi di cronaca nera più importanti, nella sua rubrica sul settimanale Giallo. L’uomo è in attesa di conoscere la decisione del gup nell’ambito di una indagine che, spiega la criminologa, ha avuto un “iter complesso” passando dall’ipotesi di istigazione al suicidio a quella più grave di omicidio volontario aggravato.
MORTE CARLOTTA BENUSIGLIO: SUICIDIO? L’IPOTESI DI ROBERTA BRUZZONE
Nel ricostruire quanto sarebbe accaduto alla stilista Carlotta Benusiglio, la procura ripercorre la tesi dell’omicidio: “per futili motivi, con dolo d’impeto le stringeva una sciarpa intorno al collo, oppure con il braccio strangolava la predetta Benusiglio”, si legge nel capo di imputazione. Sempre secondo l’ipotesi accusatoria, Venturi “allo scopo di conseguire l’impunità, simulava un’impiccagione sospendendo parzialmente tramite la predetta sciarpa il cadavere della predetta Benusiglio ad un albero del parco”, in piazza Napoli, nel capoluogo milanese, dove avvenne la drammatica scoperta a distanza di alcune ore dal presunto allontanamento dell’uomo dalla scena. Come ribadisce Roberta Bruzzone, dunque, la procura non avrebbe alcuna intenzione di compiere un passo indietro ed anzi insiste nel voler portare a processo l’uomo. Cosa pensa invece la stessa criminologa? Lo ha rivelato tra le pagine del noto settimanale specializzato in cronaca nera: “Io ritengo che ci siano gli elementi per superare quanto hanno scritto i giudici del Riesame e per privilegiare l’ipotesi che ho sempre ritenuto essere quella più solida, ossia quella di matrice omicidiaria”.