A cinque mesi dalla scomparsa, Gigi Proietti viene ricordato con la pubblicazione del libro “’Ndo cojo cojo”, raccolta di racconti e sonetti del grande attore. A curare il volume, una delizia per i fan di Proietti, anche la figlia Carlotta, che al Corriere della Sera ha raccontato: “Questo libro nasce da un romanzo che papà aveva iniziato a scrivere e che purtroppo è rimasto incompiuto. In esso descriveva una Roma che ormai è scomparsa, attraverso dei personaggi sia reali, sia inventati. Tra questi, c’era quello che, tra amici, chiamavano Er Ciofeca: era il proprietario di un bar e la “ciofeca” era il caffè che offriva ai clienti“. L’esistenza della figlia di Gigi Proietti è ricca di aneddoti, e non potrebbe essere altrimenti: “Se in privato è stato un papà severo? Severo non direi, esigente sì, anche se, per quanto riguardava la scuola, noi figlie eravamo più seguite da mamma. Ricordo che la mattina presto, quando ci preparavamo per andare a lezione, era un continuo sussurrarci: zitte, state zitte, non fate rumore, che papà dorme. Eh sì, perché lui col teatro faceva sempre tardi la sera“.



Carlotta Proietti, “quella volta che fumai a scuola e papà Gigi…”

A proposito di aneddoti e di scuola, ce n’è uno a dir poco esilarante raccontato da Carlotta Proietti: “Quella volta la professoressa più severa della scuola mi aveva beccato in cortile a fumare una sigaretta con altri compagni. Avevo 15-16 anni e venni sospesa per quattro giorni. Tornai a casa con la coda fra le gambe, non sapevo come dirlo ai genitori. Mia madre fu categorica: vai da tuo padre a dirgli che ti hanno cacciato da scuola. Quando (papà, ndr) seppe quanto era accaduto, esclamò: “Ma perché? Nun se po’ fuma’ a scola?”“. Attore istrionico, improvvisatore straordinario, Proietti amava il suo pubblico: “Certo, ma si divertiva soprattutto con un certo genere di spettatrici: quelle signore tutte ingioiellate che andavano solo alle prime e si sedevano in prima fila. Magari durante lo spettacolo non ridevano mai, poi andavano in camerino ad omaggiarlo esclamando: quanto mi sono divertita!“.

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