Anni tumultuosi, anni di rivoluzione sessuale, di lotta per l’emancipazione della donna. Stiamo parlando dell’ambiente della musica rock, che nonostante l’apparenza, era fortemente maschilista e lo è ancora. Le donne hanno dovuto lottare per emergere e trovare uno spazio loro. Al massimo potevano fare le groupie, soddisfare cioè i desideri sessuali delle rock star, tanto che una delle più grandi, Mick Jagger, arrivò a dire: “Mai portarsi le donne in tour, si annoiano e basta”. Lui sì che sapeva come divertirsi.



Gli anni 70 si aprono con uno sconvolgimento delle carte. Le donne nel campo musicale sbocciano come fiori a lungo attesi, rubano il posto in cima alle classifiche ai colleghi maschi, nelle loro canzoni osano ridicolizzarli, denunciarli, sottrarsi al loro predominio. E il grande pubblico le segue.

Tra queste, Joni Mitchell, profonda indagatrice degli aspetti psicologici delle relazioni affettive, tanto da apparire anche esageratamente fredda e implacabile. Poi Carole King, che con il disco Tapestry sbanca ogni classifica e stende il manifesto della “donna liberata”, capace di decidere lei se mantenere o no una relazione affettiva, senza più aspettare e obbedire ai desideri dell’uomo. C’è una terza figura, oggi dimenticata, ma che in quel periodo storico svolge un ruolo importantissimo. E’ bellissima e ne è consapevole. Appartiene a una delle famiglie più ricche e importanti d’America, quei Simon che insieme ai Schuster sono tra gli editori più potenti del paese. Lei preferisce l’ambiente rivoluzionario e alternativo del Greenwich Village tanto da mettere su un duo insieme alla sorella, le Simon Sisters. L’avventura dura poco, ma le permette di capire che quella è la sua strada. Anche perché ha una voce formidabile e il cuore pieno di storie da raccontare.



Si chiama Carly Simon, debutta nel 1971 e coglie il primo successo con il disco successivo, uscito anch’esso nello stesso anno, Anticipation. La formula è quella di una canzone rock con le basi nella tradizione folk, ma che lei trascende con una forza espressiva incontenibile. E’ entusiasmo allo stato puro, è incontenibile e la forza di comunicazione che possiede arriva al pubblico come un pugno di ferro. Impossibile resisterle.

Come le sue colleghe del periodo, si interroga strenuamente sul senso delle relazioni affettive con l’altro sesso: coppia, matrimonio, tradimenti, famiglia, superamento del concetto di monogamia. Tutto è in discussione in quel momento storico, anche perché queste donne si portano dietro drammi e traumi di sempre, ma che la generazione precedente aveva sempre messo a tacere, nascosto sotto ai tappeti, producendo figure femminili devastate, infelici, mai realizzate. Joni Mitchell dà in adozione il figlio che aspetta a vent’anni. Una artista, una donna in carriera, non ha tempo per occuparsene. Un dramma che la segnerà per il resto della vita. Carly Simon viene abusata sessualmente quando ha solo 7 anni da un amico di famiglia.



In seguito a questo evento traumatico, iniziò a balbettare e venne sottoposta dai genitori a diverse visite psichiatriche con relative cure che, però, non portarono a nulla di buono. Finché un giorno, forse per puro caso, Carly si rese conto che la cosa che le veniva più naturale era cantare: in effetti, quando cantava i balbettii si fermavano e (come spesso accade a molte persone che soffrono di balbuzie) riusciva a cantare senza problemi. Iniziò così a scrivere canzoni utilizzando il canto come mezzo espressivo per superare il senso di soffocamento che le dava il parlato comune.

Il singolo che fa breccia è il brano che intitola il disco, scritto una sera mentre è a casa ad aspettare il cantautore Cat Stevens, con il quale avrebbe avuto una storia d’amore. Lui era in ritardo e lei nell’attesa descrisse magnificamente quel senso di “anticipazione” quando stai aspettando qualcuno o qualcosa a cui tieni moltissimo. Nella canzone però nessuna certezza che quel rapporto possa durare o finire il giorno dopo, ed è questo che caratterizza questa generazione di donne, l’insicurezza e il mettere tutto in discussione. “E domani potremmo non stare insieme non sono un profeta e non conosco le vie della natura quindi cercherò di vedere nei tuoi occhi in questo momento, rimani qui perché questi sono i bei vecchi tempi”. Il tempo presente è già passato. Scritta nel novembre 1971 in 15 minuti, Carol King aveva pubblicato il suo album Tapestry nel febbraio dello stesso anno mentre Blue di Joni Mitchell esce a giugno. Sì, quelli erano e sono i bei vecchi tempi.

Nel novembre dell’anno dopo, cinquant’anni fa, esce il disco destinato a rimanere nella storia della musica femminile, per la sfrontatezza e la bellezza. No secrets viene registrato a Londra ai Trident Studios, usati anche dai Beatles in passato. L’idea originale è che a produrlo e arrangiarlo sia Paul Buckmaster, all’ora sulla cresta dell’onda per il suo lavoro con Elton Johyn. Carly, a dimostrazione dell’interesse per la scena della musica d’autore, registra una cover di Angel from Montgomery di un songwriter ancora pressoché sconosciuto, John Prine, ma la casa discografica pensa che non vada bene. Buckmaster viene licenziato e si ricomincia con Richard Perry, già con Barbra Streisand, Harry Nilsson e tanti altri.

La copertina è una irriverente ma deliziosa dichiarazione di intenti. Fotografata davanti al suo hotel di Londra, a Nottingham Hill, la Simon è l’icona della bellezza femminile, ma è anche auto ironica, non si prende sul serio. Sfodera il suo meraviglioso e irresistibile sorriso, una carica di positività folgorante, ma soprattutto una maglietta da cui emergono orgogliosamente i capezzoli del seno. E’ l’epoca in cui il reggiseno viene bruciato dalle femministe. Ma quella che può sembrare una ostentazione solamente esteriorizzante, acquista un altro significato quando si ascolta il celeberrimo brano contenuto nel disco che la porta in cima alle classifiche di tutto il mondo, You’re so vain: anche le ragazze si incazzano.

In poco più di tre minuti, la cantautrice descrive il mondo del jet set di cui lei stessa è  protagonista, facendolo a pezzi. Ma soprattutto demolisce lo stereotipo del vip, dello sciupa femmine belloccio: “Sei così vanitoso, probabilmente pensi che questa canzone parli di te”. Lo dice con forza, anche con rabbia, ma soprattutto con determinazione che mette in risalto quanto sia patetico il protagonista: “Sei entrato alla festa come se stessi camminando su uno yacht il tuo cappello strategicamente sopra un occhio la tua sciarpa era color albicocca avevi un occhio nello specchio, mentre ti guardavi muoverti come in una gavotte (un ballo, ndr) e tutte le ragazze sognavano che sarebbero state le tue partner”.

Chi è il misterioso personaggio? Tutti vogliono saperlo, ma lei non lo rivelerà fino ai primi anni Duemila. Si pensa che sia Mick Jagger, il quale peraltro canta nei cori della canzone, ma lei negherà sempre fino a quando ammetterà essere l’attore Warren Betty. Ma non importa saperlo, importa la forza di ridicolizzare una persona che tratta le donne come oggetti: “Mi hai avuto diversi anni fa, quando ero ancora piuttosto ingenua beh, hai detto che formavamo una coppia così carina e che non te ne saresti mai andato ma hai regalato le cose che amavi e una di loro ero io, ho fatto dei sogni che c’erano nuvole nel mio caffè: sei così vanitoso”.

Anche musicalmente il brano è straordinario. Si apre con un riff di basso suonato da Klaus Voorman, l’amico dei Beatles ai tempi di Amburgo, improvvisato al momento. Come racconterà la stessa Carly Simon, non era previsto, cosa che la spiazza, lasciandole fuoriuscire una esclamazione da “ragazzaccia”: “Son of a gun”, una imprecazione da bar malfamato che significa più o meno “figlio di una buona donna”.

Ma tutto il disco è all’altezza di questo brano. Di fatto, la Carly Simon “contro” sta già cambiando: ha deciso di accettare la sfida. Pochi mesi prima dell’uscita del disco infatti sposa il collega cantautore James Taylor, anche se pochi allora lo sanno. Il brano che apre il disco è questa dichiarazione di intenti, riconoscere di “aver fatto la cosa giusta”, The right thing to do. Musicalmente, è l’anticipazione di quanto la cantante farà in seguito, mostrando doti da cantante pop e jazz di grandissima caratura.

Il brano è il secondo singolo tratto dal disco. Sul lato B We have no secrets, una straordinaria analisi psicologica su quanta onestà una persona è disposta a mettere in una relazione, domandandosi quanto sia necessario conoscere della vita del proprio amante e se questo sia davvero importante. La difficoltà di essere felici, la consapevolezza che emozione e razionalizzazione sono spesso inconciliabili: “Rispondi sempre alle mie domande ma non sempre rispondono alle mie preghiere”. E’ il tema di quella generazione, la tensione tra la presunta desiderabilità di matrimoni aperti e non monogami e la realtà dove invece si vuole essere l’unico partner dell’altro e viceversa

Il disco si chiude con un pezzo del marito James Taylor, Night owl, che la Simon reincide in una robusta versione funk, con la presenza di ospiti illustri come Paul McCartney, il pianista Nicky Hopkins e il sassofonista Bobby Keys. Da questo momento Carly Simon spiccherà un volo mai terminato, attraverso dischi meravigliosi, in cui approfondirà soprattutto il suo lato più vocalmente intenso, da grande cantante jazz e pop.

Resta quella foto di copertina, a ricordare un’epoca di innocenza e libertà senza precedenti e senza la banalità volgare che oggi ha ridotto le donne nuovamente a oggetti.