Carmelo Bene è stato a detta di molti uno dei “padri fondatori” del nostro paese. Riconosciuto come il “Maestro” della poesia moderna, Bene ha da sempre attirato l’attenzione della stampa per la sua personalità controversa. In apparenza mite e meditativo, riusciva a tener testa a politici, conduttori e mostri sacri dello spettacolo. È proprio durante il confronto con uno di questi ultimi (Vittorio Gassman) che Bene sfoderò la sua sottile dialettica. Insomma un personaggio dalle mille sfumature che varrebbe la pena di raccontare.



A questo ci ha pensato Leonardo Mancini. Quest’ultimo, già assegnista in Discipline dello Spettacolo presso l’Università di Verona, sarebbe ormai da tempo insignito (ufficialmente o meno) della carica di studioso per eccellenza di Carmelo Bene. Il suo nuovo libro, dal titolo “Carmelo Bene – Fonti della Poetica”, pubblicato qualche mese fa da Mimesiedizioni svela i retroscena meno noti dell’autore . Come riportato nell’ambito di un’intervista rilasciata dalla testata giornalistica Artribune, Mancini avrebbe scritto questo testo, per cercare di illuminare a 360 gradi la personalità di Bene. Dopo la scomparsa, anche per via della circolazione parziale e senza criteri scientifici di alcuni stralci delle sue apparizioni pubbliche, si è assistito ad un fenomeno di «ricezione frammentaria e aforismatica non priva di rischi di banalizzazione e di decontestualizzazione». Ma bisogna difendersi da questa «lettura omologante del suo pensiero e della sua opera adottando una prospettiva più ampia che superi la sola provocazione».



Carmelo Bene, quali lati nascosti della sua personalità?

Il libro di Leonardo Mancini, lo abbiamo detto, si è incaricato di svelare i retroscena della vita di Carmelo Bene. Ma chi era davvero Bene? Rivelazione n.1: Bene era anche un musicista. il Manfred di Byron-Schumann nel 1979, spettacolo teatrale interpretato e diretto dallo stesso Bene, è un punto che punti o pochi conoscono. Il motivo qui sarebbe da ricercarsi nel voluto oscuramento dell’artista da parte dei poteri forti dello spettacolo. Facendo un parallelismo nel presente, anche Kekko dei Modà, aveva in cantiere da anni diverse pellicole. Lo hanno bloccato (a suo dire) immediatamente e ha rinunciato al progetto. Rivelazione n. 2: moltissimi progetti mai realizzati. «Di Bene è noto soprattutto il successo, ma è purtroppo un fatto che subì anche forme di delegittimazione e dovette deporre numerosi progetti sin dai suoi esordi, in una fase in cui nutriva radicali propositi di riforma del teatro comprendenti anche una riconfigurazione dello spazio scenico». Tanti i successi si, ma tante le idee mai andate in cantiere. L’Eugenio Onegin di Puškin, ideato nel ’68, e le Scene dal Faust di Goethe di Schumann nei primi Anni Ottanta. Qui le cose sono ben diverse. Non fu qualcuno ad ostacolarlo. Fu lui a non volersi mai piegare alle regole di alcuni registi. «Si deve anche considerare che l’ostinato rifiuto di adeguarsi al sistema di organizzazione dello spettacolo e ai suoi canoni estetici portarono Bene a manifestare un’insofferenza e una polemica incalzante che, con gli anni, hanno finito per creare uno dei modi più consolidati, e immediati, di guardare alla sua figura». Per concludere, chissà insomma di quante altre idee avremmo potuto godere se Carmelo Bene avesse avuto più fortuna (e a volte più flessibilità)!

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