La musica dal vivo è protagonista dell’estate e anche Carmen Consoli è tornata sul palco per la gioia dei suoi fan. Reduce dall’album “Volevo fare la rockstar”, la cantante è pronta a girare lo Stivale e ai microfoni di Repubblica ha acceso i riflettori sul climate change, complici i 34° registrati in Valle d’Aosta, dove è partito il suo tour: “Malgrado gli allarmi sull’imminente pericolo a cui sta andando incontro il nostro Pianeta e noi di conseguenza, sembra che questa cosa non ci importi. Siamo concentrati sul presente. Sono più che altro dispiaciuta, penso a mio figlio, al futuro”.
Carmen Consoli ha spiegato di essersi trasferita a vivere in montagna, alle pendici dell’Etna, ma non solo. L’artista ha investito il suo denaro per piantare 200 alberi di olivo: “Se devo fare qualcosa per l’ambiente allora pianto alberi. Non posso piantumare una foresta amazzonica, ma è già un’azione concreta. Non uso la macchina, non ho mai voluto prendere la patente, cammino a piedi, in casa uso pochissima corrente elettrica e faccio a meno dell’aria condizionata”.
Carmen Consoli: “Vivo nel silenzio come Franco Battiato”
Il nuovo album di Carmen Consoli contiene due brani scritti e interpretati con Franco Battiato e come il grande maestro anche lei ha deciso di vivere nel silenzio, con una “delicata attenzione” alla Terra. Anche Battiato, infatti, aveva scelto di vivere alle pendici dell’Etna: “I bioritmi cambiano, la coscienza si espande e si vedono le cose da un’altra quota. Non ci sei solo tu ma anche la natura”. Secondo Carmen Consoli, siamo feti dentro un grembo che è la Terra: “Se ci pensiamo basta poco per essere felici e migliori, basta prendersi il tempo. Se pianto un ulivo oggi, so che ci vorranno anni perché dia i primi frutti”. La cantante ha poi parlato della musica di oggi e della voracità dell’industria cinematografica, una filosofia che non le appartiene: “Vedo una bulimia, una frantumazione dei contenuti senza elaborarli, non solo con le canzoni, anche con i sentimenti, le amicizie, le persone. Si tende a sostituirli anziché ripararli, come facciamo col telefonino rotto”.