Un paio di giorni dopo la morte del cantante neomelodico napoletano Carmine Diamante, la redazione di Repubblica ha intercettato la moglie (ormai vedova) Paola Conte per scambiare un paio di parole – ed un sofferto ricordo – sul marito mancato a soli 36 anni di vita: domenica – infatti – l’uomo mentre si trovava nel cortile della sua abitazione estiva a Castel Volturno intento a giocare con i nipoti avrebbe toccato una fontanella dell’acqua ricevendo una scossa elettrica che l’ha folgorato sul posto; tanto che anche il rapido trasporto in ospedale si sarebbe rivelato del tutto vano.



Tornando alla vedova Conte, parlando con Repubblica la primissima cosa che ci ha tenuto a precisare è che dopo la morte di Carmine Diamante “mi è caduto il mondo addosso“, tanto che ancora oggi – a distanza di una manciata di giorni – fatica a realizzare “quello che è accaduto” e che definisce un vero e proprio “incubo“. Soffermandosi un attimo sulla persona che era suo marito, l’ha descritto come “ricco di valori [che] amava molto l’amicizia, solare, sempre sorridente e disponibile”; mentre – fortunatamente – confessa anche di non avere alcun rimpianto perché “a mio marito ho sempre detto tutto“.



La vedova di Carmine Diamante: “Ci siamo innamorati follemente dopo uno scambio di sguardi in un locale”

Tornando indietro con la mente, Paola Conte ricorda di aver conosciuto il ‘suo’ Carmine Diamante (all’anno Carmine Saturno) nell’ormai lontano novembre del 2014 mentre entrambi si trovavano “in un locale a Casoria”: tra i due bastò “un gioco di sguardi” per innamorarsi follemente, al punto che dopo pochissimi mesi – “a gennaio”, racconta la vedova a Repubblica – “siamo andati a vivere insieme (..) e poi ci siamo sposati dopo alcuni anni col rito civile“.



Soffermandosi brevemente – visto che precisa di voler “parlare solo di mio marito” – su un dettaglio sicuramente interessante, la vedova di Carmine Diamante ci tiene a mettere in chiaro che a parte “piccole cose (..) che si possono avere quando c’è stupidità”, non hanno mai dovuto affrontare particolari pregiudizi sul fatto che lei sia transessuale; e sicuramente non si sono mai fatti frenare nel desiderio di avere un figlio.

Dopo una prima esperienza con “una bambina di origine nigeriana” durata otto anni – e che si concluse perché non c’erano carte adottive ufficiali e la madre “è stata arrestata ed espulsa dall’Italia” -, Carmine Diamante e Paola erano pronti ad accoglierne una seconda: “Ne avevano fatto richiesta – racconta amareggiata – [e] proprio in questo mese attendevamo la chiamata del tribunale” prima di andare ad abbracciarla per la primissima volta in quel di “Sofia”.