Secondo il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il numero uno dei militari della nostra nazione, il generale Carmine Masiello, l’Italia non potrebbe reggere una guerra, qualora dovesse scoppiare un conflitto, essendo a corto di uomini. Lo ha detto senza troppi giri di parole nella giornata di ieri, parlando in Commissione Difesa alla Camera dei Deputati, precisando che all’esercito italiano servirebbero fra i 40 e i 45mila uomini in più, non pochissimi.
Numeri che aumentano ulteriormente, aggiunge Carmine Masiello, se si prendono invece in considerazione gli obiettivi richiesti dalla Nato, per cui servirebbero fra le 133mila e le 138mila unità in più. Nel corso dell’audizione il capo di stato maggiore ha parlato degli ultimi conflitti scoppiati, dalla guerra in Ucraina, che a breve “festeggerà” i tre anni, fino a quello in Medioriente, definendoli “sempre più pericolosi”, di conseguenza è fondamentale che l’esercito si prepari “a qualsiasi evenienza”, in vista degli scenari “peggiori”, e senza farsi trovare impreparato.
CARMINE MASIELLO: “LA GUERRA IN UCRAINA…”
Per Carmine Masiello l’Italia deve disporre di uno strumento militare per fronteggiare gli avversari in terra, cielo e mare, ma anche per contrastare le “minacce emergenti”, adeguandosi inoltre in campo tecnologica, l’ultima frontiera delle armi militari.
Più specificatamente parlando della guerra in Ucraina, il capo di stato maggiore dell’esercito italiano ha spiegato che al momento si sta combattendo tre diverse guerre in una, a cominciare da quella classica, che prevede gli uomini, i carri armati, le trincee, i bombardamenti; c’è poi quella di tipo tecnologico, a cominciare dai droni e dagli attacchi hacker, e infine c’è in corso una guerra di informazione, o meglio “di disinformazione”, per influenzare e nel contempo indebolire l’opinione pubblica e gli stessi combattenti. Si tratta di una guerra “nuova” che ha avuto un impatto dirompente sugli eserciti, visto che negli ultimi trent’anno non è mai accaduto nulla di simile, tenendo conto che le missioni sono state quasi tutte di pace.
CARMINE MASIELLO: “SERVONO INTERVENTI STRUTTURALI, I GIOVANI…”
Ecco perchè, alla luce di questi nuovi scenari, per Carmine Masiello servirebbero degli interventi “strutturali”, a cominciare da un rinnovamento a livello quantitativo e qualitativo, sottolineando l’importanza dell’addestramento ma anche del munizionamento. Per il numero uno dell’esercito è in corso un “cambiamento culturale” ma anche di approccio e di organizzazione, definendolo una attività “vitale dell’esercito”.
E’ necessario investire anche e soprattutto nelle nuove generazioni, “che sono il futuro”, in quanto i giovani sono quelli più capaci di intercettare al meglio le evoluzioni della nostra società, e devono essere secondo Masiello “il motore del cambiamento” che faccia crescere l’esercito. Entro il 2033 l’esercito italiano avrà 93.100 unità, un numero che però resta comunque inadeguato “ad affrontare un eventuale conflitto ad alta intensità”, ha ribadito il generale. L’esercito ha quindi necessario bisogno di “crescere e rinnovarsi”, prima che scoppi un eventuale conflitto: e la minaccia, visto il clima degli ultimi anni in Europa, è decisamente seria.