Consigliere dell’antiterrorismo di Shamir e Rabin, colonnello dell’intelligence militare israeliana e molto altro, Yigal Carmon aveva previsto l’attacco di Hamas a Tel Aviv. Il 77enne aveva avvertito della minaccia imminente del gruppo terroristico palestinese in tre occasioni (maggio, agosto e inizio settembre), pubblicando persino le immagini delle esercitazioni a Gaza. Ma il governo di Benjamin Netanyahu non gli ha creduto.



Perchè gli interventi sono caduti nel vuoto lo ha spiegato lo stesso Corman ai microfoni del Corriere della Sera: “Perché Bibi pensava di essersi comprato la tranquillità, credeva che Hamas non avrebbe avuto motivo di attaccare. In questo c’è stata una vera e propria complicità del governo di Israele: ha rifiutato di credere all’evidenza che si stava preparando un attacco”.



Le parole di Yigal Corman

Secondo Corman, l’idea del premier israeliano era quella di lasciare che i vertici di Hamas ricevessero denaro dal Qatar, concentrandosi così sul dominio di Gaza. L’indicazione era quella di non ostacolare i flussi di fondi: “Lo ha dichiarato lui stesso in incontri di partito. Il premier aveva persino fatto dire da Herzi Halevi quando era a capo del comando Sud dell’esercito israeliano – oggi è capo di stato maggiore – che quei finanziamenti andavano bene”. Netanyahu si è lasciato ingannare, ha aggiunto Corman, rimarcando che c’erano tutti i segni che Hamas stava preparando un attacco. “Non ha voluto capire”, ha evidenziato, per poi soffermarsi sui segnali: “Erano molti, ben visibili. I video su Telegram delle esercitazioni militari a Gaza in settembre, la propaganda, le conferenze, i discorsi. Non hanno fatto molto per nascondere le loro intenzioni. L’ho scritto più volte”. Poi Corman si è soffermato sul Qatar, affermando che Doha promuove organizzazioni terroristiche e fondamentalisti islamici da decenni. Non solo Hamas, ma anche talebani, Al Qaeda e così via: “Le prove sono molte e alla luce del sole. Il Qatar usa la sua televisione di Stato Al-Jazeera – non nel canale in inglese che seguono gli occidentali, ma nel canale arabo – come megafono di Hamas. I suoi reporter sfruttano i loro accessi in Israele per dare a Hamas informazioni sull’ubicazione delle nostre forze. Poco importa che i media israeliani e internazionali non le possano riportare, come è normale in tempo di guerra”.

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