Il professor Alberto Villani, responsabile della Uoc di pediatria generale e malattie infettive del Bambin Gesù, invita alla cautela riguardo la carne coltivata, perché non sono noti i rischi a lungo termine. Infatti, è una delle voci che sostengono la decisione del governo Meloni, che con una legge l’ha vietata, rendendo l’Italia il primo paese al mondo a farlo. «Non c’è necessità di creare qualcosa che tra l’altro è erroneamente chiamato carne», osserva al Domani il pediatra, docente presso le scuole di specializzazione di pediatria dell’università Sapienza di Roma. Nell’intervista sottolinea che il primato dell’Italia è «quello della dieta mediterranea che è universalmente riconosciuta in tutti gli ambiti come la migliore modalità di alimentazione per l’essere umano». Inoltre, è un modello alimentare che garantisce longevità e buona salute.



Villani poi rimarca che la questione non è rilevante per il nostro paese, anche perché non c’è un consumo di carne equiparabile a quello di statunitensi o argentini. Per quanto riguarda eventuali rischi per la salute con la carne sintetica, Villani osserva che si tratta di cellule coltivate che usano ormoni e antibiotici. «Siamo tutti a conoscenza che la resistenza agli antibiotici nei paesi ricchi fa più morti dei tumori e delle malattie cardiovascolari». Ma c’è anche un altro aspetto da tener presente secondo il pediatra: «Sulla carne coltivata non sappiamo quali possono essere i rischi a lungo termine. Sappiamo invece che alimentarsi con la dieta mediterranea ci procura benessere».



“DUBBI SU CARNE COLTIVATA, NON E’ NEPPURE ECOLOGICA”

Negli Stati Uniti, invece, la Food and Drug Administration ha dato il via libera alla carne coltivata. «Sono stati fatti degli studi per capire se questo prodotto ha effetti sulla salute umana sul lungo termine? Per fare le sperimentazioni ci vogliono anni. Questa cosa qui è stata invece approvata subito perché qualcuno ha deciso che andava fatto così», commenta il professor Alberto Villani al Domani. Dunque, si definisce orgoglioso della decisione del governo Meloni, perché si è posto il problema della salute, potendoselo permettere anche perché c’è una varietà nutrizionale che è un fiore all’occhiello. Inoltre, Villani ritiene che non si ponga neppure la questione degli impatti positivi a livello ambientale, perché «l’Italia, ed è documentato, è il paese europeo in cui c’è stato il maggior abbattimento dell’inquinamento per tutto ciò che è legato alla filiera agroalimentare».



Ma fa notare che i bioreattori dove dovrebbero verificarsi i procedimenti consumano molta energia. «Cosa c’è di ecologico in questo? Stiamo facendo di tutto per contrastare la resistenza agli antibiotici e poi creiamo un prodotto che richiede un loro uso per la crescita delle cellule? È una contraddizione». Il vero business per il medico è evitare che le persone si ammalino. «Bisogna che si alimentino in maniera corretta, non assumendo prodotti che contengono antibiotici o cibi processati. Facciamo piuttosto una campagna per introdurre in maniera seria e sistematica la dieta mediterranea. Mangiamo le dosi consigliate di carne e vedremo che si risparmia in salute e in economia».

“DECISIONE GOVERNO SI BASA SU PRESUPPOSTI SCIENTIFICI SOLIDI”

Anziché pensare ad un eventuale ritardo delle aziende italiane, nel caso in cui il divieto contro la carne coltivata dovesse cadere, per il professor Alberto Villani bisognerebbe parlare invece di «un’economia virtuosa attenta all’individuo». Quindi, l’obiettivo deve essere quello di far prevalere il modello italiano che vanta una ricchezza nutrizionale. «Era intuitivo che la globalizzazione alimentare sarebbe stato un qualcosa di dannoso, ma in ogni caso si è andati avanti per via di forze economiche», riflette il pediatra, ricordando al Domani che la Francia si sta muovendo allo stesso modo e ipotizzano che altri paesi si accoderanno all’Italia. «Se tra cinque anni sarà dimostrato che ci sia qualcosa di scientificamente provato meglio della dieta mediterranea si prenderà atto. Ma deve essere dimostrato e sottoposto a una serie di controlli accurati, perché una volta che si arriva a una produzione mondiale di carne coltivata non si può tornare indietro».

In altre parole, si rischia di perdere qualcosa di valido da secoli per qualcosa su cui non ci sono prove. Dunque, la scelta presa dal governo Meloni «si basa su dei presupposti scientifici solidi e consolidati e sulla giusta perplessità verso un qualcosa che deve avere tutti i suoi percorsi per poter essere valutata». Infatti, Villani conclude: «Credo che sia un atteggiamento scientificamente corretto invece che accettare le cose a occhi chiusi per motivi ideologici».