Un recente studio condotto da Harvard ha dimostrato un’effettiva correlazione tra il consumo di carne rossa e il rischio di contrarre il diabete di tipo 2. Quest’ultimo, infatti, è una delle principali minacce per la salute pubblica in tutto il mondo, con dati in pericoloso aumento nel corso degli ultimi anni secondo cui ad oggi più di 400 milioni di persone hanno già ricevuto una diagnosi in tal senso, mentre altri milioni di persone sono completamente ignare di soffrirne. Quello di Harvard, comunque, non è il primo studio che dimostra una correlazione probabile tra il consumo di carne rossa e il diabete di tipo 2, ma è uno di quelli che dimostra un grado di certezza maggiore.



Harvard: “La carne rossa aumenta il rischio di contrarre il diabete”

Insomma, quanto appurato da Harvard sul consumo di carne rossa e l’aumento dell’incidenza del diabete di tipo 2 non sarebbe del tutto nuovo, ma avrebbe aggiunto comunque un tassello importante in una ricerca che da tempo il mondo accademico sta cercando di completare. Il grado di certezza raggiunto dallo studio di Harvard sarebbe soprattutto dovuto all’ampissimo numero di casi clinici analizzati, con l’elaborazione di ulteriori dati raccolti grazie a questionari sottoposti a distanza di 2 o 4 anni.



Harvard, infatti, per giungere alla sua conclusione sul consumo di carne rossa e il diabete di tipo 2 ha analizzato i dati sanitari di 216.695 persone, poi sottoposte ai questionari lungo circa 36 anni di studio. Durante il periodo di compilazione dei questionari, 22mila persone hanno sviluppato la patologia e si è riusciti a definire una percentuale di correlazione del 62%. In altre parole, sono poco più di 6 su 10 i consumatori di carne rossa che hanno sviluppato il diabete di tipo 2. Inoltre, lo studio ha definito come una porzione aggiuntiva di carne al giorno aumenti ulteriormente il rischio del 46%, aumentandolo ancora del 24% per ogni porzione aggiuntiva rispetto alla seconda. Differentemente, sostituire la carne con noci e legumi avrebbe ridotto il rischio del 30%, così come i latticini lo diminuiscono del 22%.

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