Per ridurre le emissioni di Co2 la carne rossa e i latticini devono costare di più: questa è l’estrema sintesi di un documenti pubblicato pochi giorni fa dalla Banca Mondiale in vista delle ormai imminente ridiscussione dei piani climatici che stanno alla base degli accordi presi a Parigi nel 2015 dalle nazioni della Cop climatica ONU e che puntano a limitare il riscaldamento globale ad 1,5 gradi in più rispetto al periodo preindustriale. Nel lungo documento la Banca Mondiale parte dallo stimare l’impatto climatico degli allevamenti di bestiame – che producono sia la carne rossa, che i latticini – per poi analizzare il loro peso economico nella Politica Agricola Comune europea (meglio nota solo come ‘PAC’) per arrivare a suggerire una ridiscussione generale delle politiche sui finanziamenti.



Il dato di partenza, infatti, è che la PAC da sola assorbe circa un terzo dell’intero bilancio europeo a lungo termine ed ammontanta a circa 307 miliardi: questi sono all’80% destinati ai solo allevamenti di bestiame e appena il 38% a favore dell’agricoltura (in parte riassorbiti dall’alimentazione degli animali). Non solo, perché la Banca Mondiale sottolinea che alcune delle politiche per il sostegno al reddito contenute nella PAC incentivano la produzione di alimenti a base animale.



Banca Mondiale: “I sussidi per la carne rossa e i latticini vanno ripensati”

“I paesi ad alto reddito”, scrive la Banca Mondiale, “dovrebbero ridurre la domanda dei consumatori per alimenti di origine animale ad alta intensità di emissioni”, appunto la già citata carne rossa e i latticini, “valutando pienamente le esternalità ambientali e sanitarie, ridestinando i sussidi e promuovendo opzioni alimentari sostenibili”. Paroloni che all’atto pratico significano che dovrebbe essere premura dei paesi sviluppati (quelli con reddito pro capite superiore a 12.860 euro, quinti tutta Europa esclusa la Bulgaria) reindirizzare i sussidi della PAC verso la produzione di vegetali e carni bianche, con il duplice effetto di aumentare il costo della carne rossa e dei latticini e ridurne la domanda.



Difficile stimare quale sarebbe l’effettiva conseguenza di una simile scelta, ma la Banca Mondiale ritiene che con questi ‘semplici’ accorgimenti si ridurrebbero di almeno il 40% le emissioni di Co2 del settore agricolo – all’80% imputabili ai bovini, con i suini che pesano il 15% e il pollame il 13 – aumentando anche i redditi nazionali dell’1,6%. Infine, nel documento si suggerisce anche i promuovere una corretta etichettatura degli alimenti e campagne nazionali e sovranazionali di educazione e comunicazione: “I cambiamenti dei consumatori verso diete sane e a basse emissioni”, conclude la Banca Mondiale, “ridurrebbero le emissioni legate alla dieta fino all’80% e ridurrebbero l’uso di terra e acqua del 50%“.