Italiani in vacanza, italiani alle prese con il caro benzina. In questi giorni si è sentito e letto molto sul recente livello raggiunto dai prezzi dei carburanti. Addirittura, nella giornata di martedì, il Codacons ha sottolineato il caso in questione attraverso il proprio intento di poter agire attraverso «denunce in Procura contro i continui rialzi dei carburanti alla pompa, che potrebbero determinare la fattispecie penale di aggiotaggio ai sensi dell’art. 501 del codice penale».
Effettivamente, gli ultimi aggiornamenti del Mise vedono un prezzo medio della benzina a 1,655 euro al litro, mentre per il gasolio viene oltrepassata la soglia di 1,50 a 1,513 euro/litro. In base alle stime di Codacons, quest’ultimo rialzo, comporterà una spesa maggiore di 301 euro (all’anno) per famiglia.
Analizzando le serie storiche dei prezzi dei carburanti (per semplicità espositiva soffermeremo l’attenzione alla sola benzina) è innegabile il recente aumento, ma, dietro gli stessi numeri, come molto spesso accade, la vera dinamica sottostante potrebbe nascondere alcune sorprese.
Per meglio contestualizzare “il fatto” diventa obbligatorio affiancare allo stesso prezzo della benzina il suo diretto artefice di possibile rincaro o diminuzione: l’andamento del petrolio. In questa sede impiegheremo le quotazioni del WTI quale nostro abituale benchmark per identificare l'”oro nero”.
Restringendo lo spettro delle nostre considerazioni al periodo 2018/2021, e ripercorrendo quanto rilevato nei mesi di giugno 2018, 2020 e 2021, il parallelismo tra petrolio e benzina mostra una solida correlazione. Un dato su tutti: nel giugno 2018 la benzina riportava un valore pari a 1,641 euro/litro e il barile una quotazione di 74,25 dollari. Oggi, a distanza di tre anni, possiamo verosimilmente riscontrare (ancora) il medesimo allineamento: il carburante a 1,613 euro/litro mentre il petrolio a 73,47 dollari. Evidente la flessione di entrambi, ma, quest’ultima, è alquanto irrisoria: -1,70% (la prima) e -1,05% (la seconda).
Approfondendo ulteriormente la dinamica dei prezzi di mercato nel corso dell’intero periodo, si può facilmente individuare il significativo crollo delle quotazioni avvenuto tra il 2018 e il 2020 (-47,11% per il petrolio e -15,66% per la benzina) e il successivo rialzo – soprattutto per il barile – che hanno visto i prezzi recuperare il precedente divario: gli scambi della principale materia prima – dal giugno 2020 al mese scorso – sono passati da 39,27 a i recenti 73,47 dollari (+87,09%), mentre – sempre stesso periodo – il livello del carburante ha incrementato il proprio valore riportandosi a 1,613 euro/litro (+16,54%) rispetto il minimo dell’anno precedente (1,384 euro al litro).
Lo vogliamo sottolineare con forza: è innegabile, poco discutibile, e inconfutabile quanto rileva il Codacons negli ultimi dodici mesi. Il rialzo del prezzo della benzina è avvenuto, c’è stato, e ci costerà. Allo stesso tempo, però, è anche pur vera la crescita del vero e proprio oggetto del contendere: il petrolio (quasi raddoppiato).
È palese l’intento – in questa sede – di voler informare e contestualizzare la “cara-verità” a chi legge: il periodo estivo, come altri momenti nel corso dell’anno, vede il comparto energetico subire un chiaro effetto stagionalità; talvolta, prescindendo da esso, ci sono altri eventi di natura geopolitica (per esempio, conflitti, mancate negoziazioni tra i Paesi, ecc.) che influenzano il principale fattore del carovita (rif. petrolio).
Queste sono le regole del gioco, questo è il mercato. Purtroppo è vero: il giocatore (cittadino finale) che siede a questo tavolo ha poche chance di vittoria e – oggi – non ha perso la partita: ha solo pareggiato.
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