GUERRA IN UCRAINA, I RISCHIO PER PETROLIO E GAS
Era inevitabile che le prime conseguenze alla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina fosse un’impennata dei prezzi per benzina, gas e, contemporaneamente, il crollo delle borse: sul mercato di Amsterdam ieri pomeriggio, quando ancora i carri armati russi non avevano lanciato l’offensiva contro Kiev, il prezzo del gas aveva raggiunto gli 83 euro per MWh ed è salito ancora arrivando a 88 euro per MWh (in rialzo di oltre il 10% rispetto alla chiusura di ieri).
A Londra il prezzo del gas ha superato invece i 200p per MM BTU, l’unità di misura britannica del gas (circa 28,26 metri cubi); di contro, il petrolio schizza oltre i 100 dollari al top dal 2014, in concomitanza con l’allora guerra dei ribelli filorussi contro l’Ucraina nel Donbass. Ancora stamane il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha confermato di star facendo un costante «monitoraggio in coordinamento con le istituzioni europee e spiega che a livello nazionale si è già riunito diverse volte il comitato di emergenza gas».
CARO BOLLETTE ITALIA, LE POSSIBILE MISURE DEL GOVERNO
Lo stesso Cingolani ancora ieri aveva sottolineato come la crisi in Ucraina ha aggravato e di molto «l‘andamento dei prezzi del mercato energetico», proprio a causa della rapida evoluzione geopolitica «il prezzo del gas rimarrà abbastanza alto». Quanto alto è però davvero complesso da capire in queste ore, ammette il Ministro del MiTE: «difficile da prevedere in questo momento, ma difficilmente potrà tornare ai valori di un anno fa». Ancora Cingolani sottolinea l’emergenza sul caro bollette per il nostro Paese: «Pochi mesi fa ho riferito a quest’Aula che gli analisti pensavano che dopo marzo, con le vicende di Nord Stream chiarificate, avremmo avuto una stabilizzazione dei costi. Era quasi un’altra epoca». La guerra tra Russia e Ucraina però «ha accelerato la necessità di ulteriori interventi strutturali anche perché io temo che il prezzo del gas rimarrà abbastanza alto». Il governo Draghi segue con attenzione l’evoluzione non solo militare della situazione in Ucraina, ma appunto anche il fronte energetico altrettanto preoccupante per l’intera Europa: «Ricordiamo che oggi l’Italia importa intorno al 45% dei volumi gas dalla Russia», sottolinea ancora il Ministro Cingolani nell’illustrare le possibili prossime misure che l’esecutivo potrà intraprendere. In unione con il Comitato di Emergenza Gas, ecco il potenziale elenco di interventi ragionato da Cingolani e Draghi nelle ultime ore (fonte ANSA): «misure di flessibilità sui consumi di gas (interrompibilità nel settore industriale) e sui consumi di gas del settore termoelettrico (dove pure esistono misure di riduzione del carico in modo controllato); misure di contenimento dei consumi negli altri settori; aumento del Gnl (Gas Naturale Liquefatto) importato da altre rotte (Gnl americano), tenendo conto però nell’immediato dei reali spazi che possono essere resi disponibili dai rigassificatori in esercizio; misure per il completo utilizzo della capacità di trasporto contrattualizzata e la massimizzazione di flussi da gasdotti non a pieno carico (Tap da Azerbaijan, TransMed da Algeria e Tunisia, GreenStream da Libia) compatibilmente alle quantità di prodotto disponibile». In attesa di nuove dichiarazioni del Premier Draghi (previste per le 13.30), ieri il Presidente del Consiglio sottolineava la forte preoccupazione per l’aumento dei prezzi dell’energia: «La settimana scorsa abbiamo stanziato quasi 6 miliardi di euro, che si aggiungono agli oltre 10 che abbiamo già impiegato a partire dallo scorso anno. Incrementiamo la produzione nazionale di energia rinnovabile e di gas, che potrà essere venduto a prezzi più contenuti di quello importato».