La crisi energetica e il rincaro delle bollette di luce e gas colpisce le aziende sanitarie pubbliche e gli ospedali. Tutti abbiamo la percezione delle difficoltà delle famiglie, delle aziende ma anche le Asl e gli ospedali pubblici sono colpiti. Il perdurare della crisi energetica in atto sta causando forti impatti anche in ambito ospedaliero, sia dal punto di vista dell’aumento dei costi che da quello dell’approvvigionamento delle forniture, perché gli ospedali non possono essere chiusi o ridurre le attività utilizzando gli ammortizzatori sociali, ed inoltre a differenza dell’industria l’ospedale non può decidere quando consumare, spostando attività in fascia orarie a minor impatto, e quindi non può proteggersi dai prezzi troppo elevati.



Assicurare prestazioni sanitarie, ospedaliere e sociosanitarie puntuali ed efficaci implica l’uso di una ingente quantità di energia, che deve essere mantenuta costante nel tempo: basti pensare al lavoro delle sale operatorie, al condizionamento obbligatorio degli ambienti, ai gruppi elettrogeni, all’utilizzo delle apparecchiature, all’erogazione della radioterapia e al funzionamento dei macchinari, alle operazioni di sterilizzazione e disinfezione dei macchinari e delle attrezzature. Ogni ospedale è un meccanismo fortemente “energivoro” e sta facendo i suoi conteggi, analizzando tutte le possibilità per ridurre gli sprechi, tenendo conto che alcuni macchinari non possono essere mai spenti, come le nuove Tac e risonanze magnetiche, idem per le attrezzature di terapie intensive, sale operatorie e pronto soccorso, e ultimo ma non meno importante in corsia non si può abbassare la temperatura dei caloriferi, né spegnere le luci nei reparti attivi h24. Le aziende ospedaliere e gli ospedali, anche mettendo in pratica un risparmio energetico programmato, grazie ad interventi di manutenzione straordinaria sugli impianti, al massimo possono arrivare al 8-10%, considerato che sono solo il 16% gli ospedali costruiti negli ultimi 30 anni.



La sanità ha degli obblighi verso la comunità che deve rispettare e rispetterà. Non si tratta semplicemente di semplici voci di uscita in un bilancio, ma di servizi per il cittadino e per i pazienti: la stagione post-emergenziale richiede la disponibilità di tutte le risorse possibili per recuperare le prestazioni sospese e far fronte agli impegni presi con i cittadini, compresa la realizzazione di progetti previsti dal Pnrr. Per questo occorre garantire la copertura totale delle spese aggiuntive per sterilizzare nei bilanci gli effetti del costo dell’energia.

Prima di questi rialzi dei prezzi, il costo dell’energia per il settore era 1,4 miliardi e ad inizio 2022 la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) stimava un incremento della bolletta energetica pari al 30% chiedendo lo stanziamento di risorse straordinarie pari a 500 milioni di euro per fronteggiare le maggiori spese e alleggerire l’impatto sui bilanci delle aziende essendo una fase in cui occorre, invece, dare maggiore slancio alle attività e agli investimenti post pandemia. Il decreto aiuti ter approvato dal Consiglio dei ministri prevede un incremento di 400 milioni del fondo destinato al Servizio sanitario nazionale allo scopo di contribuire ai maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche e al perdurare degli effetti della pandemia. Il conto energetico per le aziende sanitarie è raddoppiato, e i prossimi mesi potrebbero essere anche peggio. Dal governo è arrivato uno stanziamento importante per aiutare gli ospedali e le aziende sanitarie a fronteggiare una nuova straordinaria emergenza. Nel 2021 c’è stato un finanziamento aggiuntivo di circa 1 miliardo e 700 milioni per l’emergenza Covid, il costo extra delle bollette nel 2022 sarà di 1 miliardo e 500 milioni: siamo di fronte ad una pandemia energetica. Occorre quindi un contributo adatto a garantire la copertura totale delle spese aggiuntive per la bolletta in maniera da poter sterilizzare nei bilanci gli effetti del costo extra dell’energia così come già fatto peraltro per l’emergenza Covid .



Oltre alle maggiori spese per l’energia, va ricordato che sono molte le aziende che forniscono servizi essenziali e indifferibili, intorno al settore sanitario, quali il noleggio e la sanificazione di biancheria, divise e kit per sale operatorie, farmaci anche questo settore è a serio rischio di tenuta. Asl e ospedali dovranno far fronte agli importi contrattuali lievitati da parte delle aziende fornitrici di servizi che, in qualche caso, stanno già chiedendo la revisione dei prezzi.

Le Regioni, a breve, dovranno definire i criteri di ripartizione di questo fondo aggiuntivo attivandosi subito per distribuirli alla aziende, per garantire a tutte le struttura sanitarie sul territorio nazionale di far fronte al caro-energia e non vanificare gli sforzi di rilancio del sistema sanitario dopo due anni così difficili. Non è solo un problema di bilanci, ma soprattutto di servizi essenziali per i cittadini.

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