Martedì tra i banchi riservati al Governo della Camera, durante il discorso programmatico di Giorgia Meloni, c’era un posto vuoto, quello di Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che si trovava in Lussemburgo per il Consiglio energia straordinario, chiamato a esaminare le conclusioni del Consiglio europeo della scorsa settimana e la proposta della Commissione europea per affrontare la crisi energetica. Un vertice che si è concluso con il rinvio di ogni decisione a una nuova riunione dei ministri dell’Energia Ue convocata il 24 novembre.
Come spiega Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, «alla fine anche da questo vertice non è arrivato ancora nulla. Le confesso che la settimana scorsa eravamo rimasti un po’ meravigliati dalle parole di Draghi seguite al Consiglio europeo, in quanto ci sembrava che si fosse dibattuto tanto tra i capi di Stato senza giungere ad alcuna decisione. E, in effetti, in Lussemburgo su price cap dinamico, acquisti di gas comuni e accordi sulla solidarietà non si è arrivati a una scelta, se non quella di un ulteriore posticipo, dopo mesi di rinvii. Nel frattempo il problema del caro-bollette non è certo sparito».
Non bisogna quindi farsi illusioni rispetto a un prezzo del gas che nelle ultime settimane è sensibilmente sceso.
Assolutamente no. C’è chi ha tirato un sospiro di sollievo l’altro giorno perché il TTF è sceso sotto i 100 euro/MWh, ma in poche ore è tornato sopra tale soglia. Non penso che il rimandare le decisioni da parte dell’Europa faccia bene agli operatori di mercato, anzi la mancanza di una scelta chiara da parte dell’Ue potrebbe accentuare la volatilità del TTF. In questo senso Giorgia Meloni ha detto una cosa importante che già notavamo in una precedente intervista: “L’assenza ancora oggi di una risposta comune lascia, come unico spazio, quello delle misure dei singoli Governi nazionali”. L’Esecutivo dovrà quindi concentrare le risorse che ha a disposizione contro il caro energia togliendole a qualche altro intervento che dovrà sacrificare.
Se però si continua solo con sostegni per alcune fasce e la possibilità di dilazionare il pagamento delle bollette non si risolve il problema di fondo.
Esattamente. Serve qualcosa in più. In Italia non si sta nemmeno parlando di una misura come quella adottata da Spagna e Portogallo che hanno messo un tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione di elettricità. Nel nostro Paese esistono volontà, ma non idee chiare. Famiglie e imprese, quindi, vivono ancora in una situazione di grande incertezza e difficoltà.
Intanto Giani ha firmato l’ordinanza che autorizza l’installazione della nave rigassificatrice nel porto di Piombino, ma il Sindaco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia, ha annunciato ricorso al Tar. Per la Meloni si preannuncia una grana interna al proprio partito di non poco conto…
Credo che questa sia una vicenda che rischia di creare qualche imbarazzo al presidente del Consiglio, perché i rigassificatori sono ormai necessari in qualunque Paese, vista la qualità del prodotto e la quantità che è possibile immettere in rete. Se su Piombino c’è incertezza, non possiamo però nemmeno essere troppo tranquilli su Ravenna, dove la situazione appare più in discesa: il problema chiave è quello della tempistica con cui vengono realizzate queste infrastrutture, perché se arrivassero troppo tardi non saremmo in grado di sfruttare il GNL oggetto degli accordi per cui l’Eni ha tanto lavorato. Alla fine ne potrebbero approfittare altri Paesi europei anziché l’Italia.
Al di là di questo, non potrebbe valere la pena studiare l’ampliamento degli stoccaggi?
Non tutti quelli esistenti si possono ampliare. Il fatto è che con i provvedimenti adottati negli scorsi anni non sono stati solo bloccati i nuovi giacimenti, ma anche i progetti di stoccaggio. Persino quelli che prevedevano l’utilizzo di pozzi ormai esauriti, anche in mare. Pensi che anche il decommissioning delle piattaforme offshore incontra non pochi ostacoli.
A proposito di estrazioni, Meloni ha detto che “i nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno”. Bisognerebbe forse capire se parlava di sfruttare appieno i giacimenti già esistenti o se l’intenzione è di attivarne di nuovi.
Certamente quel passaggio del discorso ha rappresentato un passo in avanti rispetto al passato, penso in particolare ai due Governi guidati da Conte. Credo, però, che sarebbe importante che la Premier facesse chiarezza in merito, perché Cingolani si era già mosso per aumentare la produzione dei giacimenti esistenti, ma si tratta di infrastrutture datate da cui non si può ricavare molto di più. Una nuova politica energetica non può prescindere dallo sfruttare, ovviamente in modo ecosostenibile, le risorse che ci sono non solo in mare, come ha detto la Meloni, ma anche sulla terraferma. Tra l’altro esistono anche già dei permessi per le perforazioni, che però sono bloccati. Va in ogni caso ricordato che i risultati non sarebbero immediati, ma ci vorrebbe del tempo prima di poter contare sul gas estratto.
Oggi (ieri, ndr) ricorre il sessantesimo della morte di Enrico Mattei. Il modo migliore per commemorarlo non potrebbe essere quello di darsi subito da fare per una strategia energetica nazionale e non solo evocarlo per un piano sull’Africa?
Il presidente del Consiglio ha parlato di un piano Mattei per l’Africa anche per “recuperare finalmente, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il ruolo strategico che l’Italia ha nel Mediterraneo”. Questo non può che trovarci d’accordo. Certamente ricordare Mattei portando avanti una politica energetica nazionale sarebbe molto utile, anche perché il fondatore dell’Eni vi ha dato un forte impulso: non dimentichiamo che non ebbe vita facile quando insistette per proseguire le attività di ricerca di idrocarburi in Pianura Padana. Quindi, rievocarlo in questo modo potrebbe essere una cosa positiva, anche perché festeggiarlo facendo l’opposto di quel che lui fece non sarebbe il massimo.
Un’ultima cosa. Si è parlato tanto del fatto che l’ex ministro Cingolani sia stato nominato consulente del Governo e abbia accompagnato il suo successore in Lussemburgo. Lei cosa ne pensa?
È la prima volta che capita di vedere un nuovo ministro aver bisogno di un affiancamento, ma se forse non è ancora entrato pienamente nel ruolo di competenza del proprio dicastero, ben venga che ci possa essere un maestro supplente al suo fianco.
(Lorenzo Torrisi)
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