Se nei bilanci di sostenibilità fino allo scorso anno la tematica energia era materiale, quindi rilevante, soprattutto per aziende di produzione energivore, oggi è la variante che può far chiudere l’attività anche a una piccola realtà economica e non solo. Le famiglie sono in estrema difficoltà e sa di beffa dire di mettersi un maglione in più in casa e tenere la temperatura a massimo 19 gradi, posto che è sicuramente una scelta più ecologica e sostenibile, ma passa un messaggio sbagliato.
Come rendere mensile il pagamento della bolletta non è una soluzione, ma uno stillicidio più lento per le imprese e ovviamente anche per le famiglie.
Servono misure di supporto economico concreto come il price cap, e a monte andare anche a verificare se e quanto ci sia di incremento speculativo e non realmente giustificato. Parecchie imprese hanno ricevuto una bolletta di 3 o 5 volte più pesante rispetto a quella dello scorso anno del medesimo periodo, costringendole di fatto a scelte drastiche perché si trovano di fronte a costi ingestibili.
Alcune hanno già ridotto la produzione, altre fermata completamente perché questo costo esorbitante manderebbe il loro prodotto fuori mercato per prezzo se lo dovessero ricaricare di tali costi. Ma ci sono anche contratti già firmati che vanno onorati e che ovviamente non contemplavano una variabile così pesante.
Il PUN, Prezzo unico nazionale che fa riferimento alla borsa elettrica italiana, ha raggiunto valori mai toccati da quando esiste la stessa Borsa, dal 2004. Il grafico di crescita degli ultimi 12 mesi è lampante.
Contestualmente è aumentato anche il valore dei certificati di compensazione delle emissioni di CO2 che le aziende che producono energia devono acquistare. Il prezzo di questi titoli è cresciuto di 5 volte rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e viene quindi anche questo ricaricato sul valore dell’energia venduta.
Ogni Paese europeo ha dovuto dar vita a politiche di controllo dei prezzi e di supporto per un valore di 500 miliardi di euro, secondo il calcolo fatto dal think tank Bruegel da settembre 2021 a settembre 2022.
In Italia la cifra è stata di 59 miliardi, terzo Paese per valore di spesa dietro a Regno unito e Germania: sono primati che preferiremmo non avere.
Ci piacerebbe invece avere trovato azioni concrete risolutive che ci facciano guardare con più serenità ai prossimi mesi ed è quanto ci auguriamo accada col nuovo Governo.
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