Il latte è tra le materie prime che risultano più colpite dal caro prezzi di questo periodo. L’ultima rilevazione Istat relativa all’inflazione, denuncia Assoutenti, ha registrato un’impennata del 18,8% per il latte fresco intero, + 22,6% il latte fresco parzialmente scremato, +34,6% quello conservato. Rincari che hanno investito anche i prodotti da esso derivati.



Le rilevazioni Istat segnalano +20% nel prezzo dello yogurt, +26,9% per i formaggi freschi ed i latticini, +28,9% per quanti riguarda i formaggi fusi. Va un po’ meglio per i formaggi stagionati, che hanno subìto un rialzo pari all’8,9%. Record invece per alcuni prodotti specifici come il pecorino romano, che come segnala Assoutenti ha visto un aumento del prezzo al chilo del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “Il forte aumento dei prezzi di formaggi e latticini è un allarme da non sottovalutare. Latte, yogurt, mozzarelle e prodotti lattiero-caseari vari sono immancabili sulle tavole degli italiani – è l’allarme sul caro prezzi lanciato da Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, tra le pagine de La Stampa – e incrementi così forti dei listini al dettaglio inevitabilmente modificano le abitudini delle famiglie, spingendole a rinunciare alla qualità in favore del prezzo, o addirittura costringendole a tagliare i consumi”, prevedendo un “effetto domino su tutta la filiera italiana e danni per allevatori e made in Italy”.



Caro prezzi latte, formaggi e yogurt: “tsunami legato a crisi energia”

Il caro prezzi non risparmia latte e dei suoi derivati, come i formaggi e gli yogurt. L’ultima rilevazione Istat segnala un aumento medio dei prezzi del 19,6% su base annua, che nel concreto si traduce in una maggiore spesa per una famiglia di 4 persone pari a 194 euro all’anno. A dare un’ulteriore prospettiva a questa situazione è il direttore di Assolatte, Massimo Forino, interpellato da La Stampa: “l’anno scorso e nei primi tre mesi di quest’anno abbiamo vissuto uno tsunami legato alla crisi dell’energia che tutti conosciamo che ha lasciato il segno – spiega – Il prezzo del latte alla stalla è passato da 38 centesimi al 58 centesimi in sei mesi e il latte incide per il 70-80% sui nostri costi di produzione. A questo poi si sono aggiunti gli aumenti di gas, elettricità, benzina, gasolio, plastica e imballaggi”.



E definisce “inevitabile” il fatto che le imprese abbiano dovuto “trasferire parte di questi aumenti sui prezzi al consumo, perché altrimenti non sarebbero riuscite a restare in piedi, a garantire le forniture e la qualità dei nostri prodotti”.