Buone notizie in arrivo per le tasche dei consumatori. I prezzi al consumo continuano a rallentare: i dati Istat relativi a dicembre 2023, infatti, evidenziano, rispetto al mese precedente, una frenata dell’indice generale di inflazione che si assesta a +0,6% su base annua. Un segnale incoraggiante che si rafforza se si guarda al solo carrello della spesa: qui, grazie a un’ulteriore decrescita rispetto al mese precedente, il paniere dei prodotti più rappresentativi selezionati dall’Istituto di ricerca arriva a segnare un +5,3% su base tendenziale.



Un risultato incoraggiante, dunque, che Federdistribuzione intesta soprattutto al Trimestre anti-inflazione’: “L’iniziativa, conclusasi con il mese di dicembre e sostenuta con grande senso di responsabilità dalle imprese della Distribuzione Moderna – osserva il Presidente, Carlo Alberto Buttarelli -, ha prodotto effetti positivi nel rallentare i prezzi del carrello della spesa e nel sostenere i consumi alimentari”.



E va detto che il trend potrebbe non essersi esaurito qui. A fare ben sperare per il 2024 è che il fenomeno mostra complessivamente basi strutturali piuttosto solide. “La frenata dell’inflazione dalla seconda metà del 2023 – nota Confesercenti – non dovrebbe rappresentare un fatto episodico. Soprattutto perché si osserva uno spegnimento delle tensioni dal lato dell’offerta: rallentano i prezzi delle materie prime, sta rientrando la situazione nelle catene di fornitura internazionale. Si dovrebbe dunque procedere verso una normalizzazione dei prezzi nel corso del 2024”. Difficilmente tuttavia si centrerà l’obiettivo virtuoso di un tasso inflattivo al 2%. E questo, senza considerare le possibili incognite: “Resta il nodo delle decisioni di politica monetaria della Bce”, segnala ancora Confesercenti, che su questo punto aggiunge: “L’auspicio è che si inizi a ridurre il costo del denaro, che impatta in modo critico sulle imprese e sulle famiglie, in particolare quelle con mutuo”.



Se così sarà, si potrà dare una boccata di ossigeno alla disponibilità di spesa degli italiani, che con tutta probabilità è destinata a rappresentare il vero banco di prova del 2024: “A destare maggiore preoccupazione – conferma sempre Confesercenti – sono i deboli consumi delle famiglie, che impattano in modo determinante sulla crescita complessiva della nostra economia e che sono ancora in deficit rispetto ai livelli pre-Covid, anche se è presumibile ipotizzare che con l’ultimo trimestre dell’anno appena concluso si possano finalmente superare i livelli pre crisi sanitaria”.

Intanto, però, si deve ricordare che il 2023 è complessivamente costato caro agli italiani. “A parità di consumi – spiega il Codacons -, un tasso di inflazione complessivo del 5,7%, come quello registrato negli scorsi dodici mesi, si traduce in un aggravio di spesa da +1.796 euro a nucleo su base annua. E considerata la totalità delle famiglie italiane, si stratta di una maxi-stangata da complessivi 46,3 miliardi di euro in un solo anno”.

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