L’ultimo biennio ha fatto registrare autentiche fiammate al rialzo dei prezzi alimentari. A certificarlo è Eurostat che rileva come, dopo gli aumenti sostanziali registrati nel 2022, anche nel 2023 i rincari abbiano continuato a crescere. In particolare, sotto la lente dell’istituto di statistica c’è l’olio d’oliva, che a settembre 2023 ha fatto segnare un incremento del 75% rispetto a gennaio 2021. Ma anche i prezzi delle patate hanno segnato un aumento vertiginoso: da inizio 2021 a settembre 2023 sono incrementati del 53%. E non solo. Nella lista vanno inseriti pure uova (+37%) e burro (+27%).
La buona notizia è, però, che a ottobre la corsa sembra aver finalmente iniziato a concedere una tregua. I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese, infatti, evidenziano come, rispetto ai 30 giorni precedenti, l’indice generale di inflazione mostri una significativa frenata. Ma soprattutto, registrano un calo importante sul fronte nevralgico di alimentari e bevande, che dal +8,5% registrato su base tendenziale a settembre, passano all’attuale +6,5%. Un arretramento non certo insignificante, che secondo Assoutenti si traduce in un risparmio annuo per le famiglie superiore ai 130 euro a nucleo rispetto al precedente dato sull’inflazione.
L’Istat, insomma, rilascia risultati incoraggianti, che arrivano a un mese dalla partenza del “Trimestre anti-inflazione”, il patto sottoscritto lo scorso 28 settembre tra il Governo e 32 tra Associazioni prevalentemente della Distribuzione, della trasformazione e della produzione, per tutelare il potere d’acquisto delle famiglie nel periodo compreso tra il 1° ottobre e il 31 dicembre 2023, attraverso l’introduzione di un paniere di prodotti di prima necessità proposti a prezzi calmierati. La correlazione tra i due fatti però è tutta da accertare. “È ancora prematuro valutare l’effetto complessivo del Trimestre – conferma Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione -. Vero è però che le iniziative messe in campo dalle imprese distributive stanno incontrando una risposta positiva da parte degli italiani, che confermano la forte attenzione alla ricerca di soluzioni che coniughino qualità e convenienza”.
Come dire, insomma, che la strada intrapresa pare essere quella giusta. Anche se preoccupazioni e difficoltà non mancano. “Alla conferma del rallentamento della crescita dei prezzi –-osserva Buttarelli – si continua a contrapporre una situazione di debolezza dei consumi. Occorre dunque lavorare per una riduzione strutturale dei prezzi al consumo, un obiettivo che passa necessariamente dall’intervento di riduzione dei listini dei beni di largo consumo da parte dell’industria”.
Sulle spalle delle famiglie, del resto, gli aumenti pesano ancora parecchio: Assoutenti calcola che, al tasso attuale di inflazione sul comparto Food& Beverage, una famiglia con due figli dovrà spendere nell’anno ben 523 euro in più. E in prospettiva lo scenario potrebbe anche peggiorare. La forte riduzione dei costi dell’energia rispetto allo scorso anno – avverte il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi – ha ‘dopato’ il dato sull’inflazione, ma la situazione potrebbe presto cambiare: la guerra scoppiata in Israele ha fatto salire le quotazioni dell’energia sopra i 50 euro al megawattora. A breve potrebbero quindi esserci effetti diretti sulle tariffe di luce e gas in Italia. E un rincaro dei costi energetici determinerebbe un rialzo a cascata dei listini al dettaglio in tutti i settori, con una nuova spirale inflattiva a danno dei consumatori”.
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