E’ stato condannato a 30 anni di carcere Davide Fontana, ritenuto responsabile dell’omicidio della 29enne Carol Maltesi. La ragazza era stata assassinata nella sua abitazione di Rescaldina, in provincia di Milano, dopo di che Fontana aveva disperso i suo resti a Borno, nel bresciano. La condanna, come si legge sul sito di TgCom24.it, è stata decisa dal tribunale di Busto Arsizio, in provincia di Varese, che ha escluso le aggravanti della premeditazione, dei motivi abbietti e le sevizie, non accogliendo così la richiesta dell’accusa che aveva chiesto l’ergastolo.
La sentenza è giunta dopo sette ore di camera di consiglio e dopo che in aula gli avvocati di Davide Fontana avevano chiesto l’annullamento delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche, con il minimo della pena della reclusione per i reati contestati e non una sentenza da “Giustizia da Colosseo”. Una decisione che ha lasciato un po’ di amaro in bocca ai famigliari di Carol Maltesi e lo si capisce chiaramente dalle parole rilasciate dalla zia della stessa, la signora Anna, che al termine del processo ha spiegato: “È una vergogna, mia nipote l’ergastolo lo ha avuto a vita, così come sua madre e il mio nipotino”.
CAROL MALTESI, LA ZIA: “MIA NIPOTE NON TORNERÀ PIÙ, LUI INVECE…”
La famiglia avrebbe voluto l’ergastolo e che venissero ammesse le aggravanti di cui sopra. “Lascio tutto nelle mani di Dio, è una vergogna – ha aggiunto ancora la zia, visibilmente commossa e amareggiata – ci aspettavamo l’ergastolo, anche se a mia sorella non interessava, perché tanto niente le riporterà Carol”.
Quindi la donna ha concluso, temendo di poter rivedere libero Davide Fontana nel giro di pochi anni: “Con tutto quello che succede, tra dieci anni sarà fuori e potrà rifarsi una vita, mia nipote a 26 anni non torna più”. Carol Maltesi era stata uccisa dopo di che il suo corpo era stato messo in un congelatore e quindi trasferito in un sacco abbandonato in un bosco.